L’ultimo Samurai, il film stasera, 26 marzo, in onda su Canale 20, narra la vita di un ex militare americano (Tom Cruise) che si traferisce in Giappone per istruire soldati. Coinvolto in una battaglia contro un gruppo di samurai contro le politiche dell’imperatore, viene catturato. Nel villaggio dei samurai comincia ad apprezzare la loro cultura e si innamora della moglie di uno dei samurai che lui stesso ha ucciso.
Al centro della storia alla quale il film diretto da Edward Zwick si ispira, c’è proprio la figura di un samurai, Katsumoto. Il personaggio interpretato da Ken Watanabe si chiamava nella realtà Saigō Takamori e fu uno dei samurai più famosi della storia del Giappone, appartenente al feudo di Satsuma e vissuto durante l’ultima fase del governo feudale giapponese.
Saigō Takamori, chi era il guerriero che ha ispirato il film L’ultimo Samurai
A raccontare la vera storia è il sito Cinematographe.it. Saigō Takamori nacque nel 1828 a Kagoshima, da una famiglia legata alla tradizione dei samurai. Ricoprì fin da giovane età ruoli importanti al servizio delle alte cariche feudali, arrivando con il tempo a curare gli interessi della sua provincia presso la corte imperiale. Takamori visse in un’epoca cruciale per la storia del Giappone.
Da paese chiuso, come imponeva la politica isolazionista detta Sakoku, iniziata nel 1600 e durata per più di due secoli, la nazione si stava infatti lentamente aprendo al mondo esterno e soprattutto alla cultura occidentale. Il periodo prese il nome di Rinnovamento Meiji e fu caratterizzato dal passaggio del potere dalle mani dei Shogun, i militari a capo dei vari feudi, a quelle dell’Imperatore. Saigō Takamori si schierò a favore del rinnovamento, combattendo per la fazione imperiale e alla vittoria l’esercito dell’Imperatore.
Takamori però non era del tutto d’accordo con un’apertura totale verso l’Occidente e, di fatto, la sua cultura. Le sue idee radicali però causarono quasi una guerra e non furono ben viste dagli altri capi del governo. Takamori, in disaccordo con le volontà imperiali, decise di abbandonare per protesta tutte le cariche che ricopriva e si ritirò nelle sue terre a Kagoshima.
L’ultimo Samurai, la ribellione di Satsuma
Tornato a Kagoshima, fondò un’accademia militare per veri samurai. Accolse anche tutti quei militari che, dopo le sue dimissioni, decisero di seguirlo. E furono proprio quei guerrieri a controllare le province e a spingerle verso una ribellione contro il governo. Lo stesso governo imperiale, per paura di una vera e propria rivolta, decise quindi di inviare delle truppe a Kagoshima per placare gli animi, ma questa scelta fu vista come una presa di posizione. I militari presenti all’accademia costrinsero Takamori a guidare la rivolta, che prese il nome di Ribellione di Satsuma.
Il film L’ultimo Samurai prende spunto proprio da questa ultima parte di vita del samurai. La Ribellione di Satsuma durò pochi mesi. L’esercito regolare imperiale, composto da 300mila uomini fermò quello di ribelli, che ne contava appena 40mila. Il conflitto terminò con la Battaglia di Shiroyama, dove Takamori perse la vita, la stessa rappresentata nel finale de L’ultimo samurai.
La morte di Takamori e la nascita della leggenda
La morte di Takamori però è avvolta dal mistero. Se per alcuni dopo essere stato ferito gravemente, chiese ad un suo compagno di porre fine alle proprie sofferenze, altri giurarono di averlo visto svenuto sul campo di battaglia, ormai in fin di vita. Furono i suoi soldati a decapitarlo, come indicava la tradizione samurai. La versione più accreditata è invece quella che Takamori, ormai spacciato, decise di suicidarsi come imponeva il rito samurai del seppuku, così da mantenere integro il suo onore.