Sugli schermi il secondo «capitolo» ispirato alla trilogia Millennium di Stieg Larsson: “La ragazza che giocava con il fuoco”

Pubblicato il 30 Settembre 2009 - 18:35 OLTRE 6 MESI FA

scenafilmlaragazza180 A quattro mesi di distanza da “Uomini che odiano le donne”, arriva sugli schermi il secondo «capitolo» ispirato alla trilogia Millennium di Stieg Larsson: La ragazza che giocava con il fuoco. Alla regia Daniel Alfredson prende il posto di Niels Arden Oplev mentre restano invariati gli interpreti principali, Michael Nyqvist nei panni del giornalista Mikael Blomkvist e Noomi Rapace in quella della hacker Lisbeth Salander.

Se già in Uomini che odiano le donne si poteva capire che i problemi di Lisbeth con la legge nascevano da un fatto avvenuto durante la sua fanciullezza – quando aveva gettato addosso al padre un cartone di benzina per poi bruciarlo -, in La ragazza che giocava con il fuoco, gli spettatori saranno messi a conoscenza delle ragioni che spiegano quel gesto.

Il film, sembra cominciare su una falsa pista, quella dell’inchiesta di un giovane giornalista sul trafficking («schiave del sesso») e sui loro clienti. Poco prima che l’inchiesta sia pronta per la pubblicazione, naturalmente su Millennium, il suo autore e la sua fidanzata vengono brutalmente assassinati. E con una pistola di proprietà di un altra persona trovata pure lei morta, l’avvocato Bjurman, sul cui calcio vengono trovate le impronte di Lisbeth. A questo punto la polizia decide che l’unica responsabile è proprio la misteriosa hacker che aveva aiutato Blomqvist nel risolvere il caso della scomparsa di Harriet.

Inizia così una doppia «caccia», quella della polizia che si mette sulle tracce di Lisbeth e quella di Blomqvist che spera di poter aiutare la ragazza. A cui se ne aggiunge una terza, quella della stessa Salander, decisa a smascherare chi le ha fatto attribuire le colpe dei tre assassini e lavora nell’ombra per eliminarla. Una persona che i lettori di Larsson conoscono bene e che gli spettatori non lettori ben presto identificheranno con quella di un’ex spia sovietica passata al soldo degli svedesi.

Gli elementi che hanno fatto il successo del primo film sono sempre presenti: da una parte il giallo piuttosto tradizionale, dall’altra, il sottofondo «sociale» che si incarica di smontare l’idea piuttosto diffusa che la Svezia sia un paese idilliaco e senza alcun tipo di contraddizione.

Il mondo in cui si muovono Mikael e Lisbeth è popolato infatti di uomini sessualmente perversi, di poliziotti incapaci e di giudici che tradiscono la giustizia. Il «paradiso della socialdemocrazia» nei libri di Larsson si rivela un vero e proprio inferno, dove nemmeno la famiglia è più un rifugio sicuro.