BERLINO – Il dibattito sul controverso metodo di estrazione del gas di scisto ha preso in Germania una piega inaspettata. I birrai tedeschi sono entrati nella discussione ed hanno detto la loro: la fatturazione idraulica «non s’ha da fare». Ma lasciate stare le preoccupazioni ambientali. Il vero problema è la qualità della birra.
Secondo i birrai, il processo di estrazione dei gas di argille – situate in strati di rocce nelle profondità della terra – limiterebbe la loro capacità a produrre la migliore birra. Il procedimento contaminerebbe chimicamente le fonti d’acqua e ne diminuirebbe la qualità necessaria per una buona birra, secondo la lettera che la Federazione dei Birrifici Tedeschi ha inviato a sei ministri del governo federale e che il tabloid Bild ha rivelato al pubblico.
I tedeschi sono storicamente legati all’ineccepibilità della loro bevanda nazionale. La Legge della Purezza – il Reinheitsgebot – è considerata dagli storici la prima legge del settore igenico-alimentare ancora in uso. Promulgata in Baviera nel 1516 dal re Guglielmo IV, la norma si estese in seguito, con alcune modifiche, al resto della Germania ed è considerata l’antenata delle leggi che nel 900 hanno regolato la produzione della birra.
Il governo di Angela Merkel ha approvato una regolamentazione che inquadra la fatturazione idraulica per l’estrazione dello scisto, ma secondo i birrai questa non è sufficiente. «Le leggi previste dal governo federale non sono sufficienti per garantire la sicurezza delle riserve d’acqua e non prendono in considerazione i requisiti della Reinheitsgebot» – affermano i birrai nella loro missiva. Il governo federale viene invitato a portare avanti nuovi dibatti parlamentari prima di giungere ad una conclusione definitiva.
Il gas di argille è considerato da molti come la soluzione alla dipendenza energetica. Negli Stati Uniti, tale procedimento, ampiamente utilizzato, soddisfa al giorno d’oggi il 23% del fabbisogno di gas naturale. In Europa le preoccupazioni ecologiche ne hanno frenato l’adozione, proibita per legge in Francia e in Bulgaria. Secondo i critici, le sostanze chimiche utilizzate nel procedimento potrebbero contaminare le riserve d’acqua.