BRUXELLES – A poco più di un anno dalla crisi Italia-Francia per l’ondata di tunisini al confine di Ventimiglia, parte la riforma dei meccanismi per il ripristino dei controlli nelle frontiere interne dei paesi Schengen di fronte a flussi migratori eccezionali, che uno Stato non riesce a controllare. Caso tipico, quello della Grecia che non riesce a tenere sotto controllo la frontiera con la Turchia.
Il Consiglio dei ministri europei degli interni riunito a Lussemburgo ha approvato due regolamenti, uno per la valutazione dei ”casi eccezionali” in cui si potranno ripristinare le frontiere, l’altro per le norme di verifica di tale valutazione. Attualmente era prevista la chiusura, a discrezione dei singoli Stati, solo per i casi di minaccia all’ordine pubblico e alla sicurezza nazionale prevedibili (manifestazioni sportive o grandi eventi internazionali) e non (terrorismo, guerre, ecc.). Ora uno Stato potra’ chiedere il ripristino dei controlli anche di fronte ad un andamento anomalo dei flussi migratori che minaccia la stabilita’ dell’intero sistema di libera circolazione previsto da Schengen.
Il meccanismo di valutazione è comunque migliorativo rispetto alla situazione che ha portato Italia e Francia ai ferri corti. Affida infatti alla Commissione il ruolo di valutazione della richiesta degli Stati, ma la decisione finale spetta solo al Consiglio, ovvero ai governi. Una prospettiva riduttiva rispetto alla proposta della Commissione, che si attribuiva un ruolo centrale e decisionale. Tanto che la commissaria Cecilia Malmstrom parla di ”delusione” e di ”mancanza di ambizione”.
E l’Europarlamento è insorto, perché i regolamenti sono stati approvati dal Consiglio mutando la base giuridica (ora ex art.70, prima era stato scelto l’art.77 del Trattato sul funzionamento Ue) di fatto approfondendo la frattura tra l’istituzione che rappresenta i governi e l’assemblea elettiva europea. Lunedi’ prossimo a Strasburgo, nel primo giorno della plenaria di giugno, la Commissione Liberta’ civili esprimera’ il suo voto sulla decisione del Consiglio. Il Presidente dell’Eurocamera, Martin Schulz, parla di ”profonda delusione” e di ”comportamento controproducente” e definisce la questione ”un serio incidente” interistituzionale.
Dure anche le reazioni dei singoli gruppi. I popolari del Ppe parlano di ”grande passo indietro”, di ”opportunita’ persa” e di ”ritorno al passato”. Per i socialisti-democratici dello S&D ”e’ abbastanza ovvio che i governi vogliono essere liberi di disfare le regole di Schengen a loro piacimento e di smantellare la liberta’ di movimento come e’ oggi”. I Verdi denunciano che gli Stati ”voltano le spalle alla liberta’ di circolazione e alla democrazia in Europa”. E per i liberal-democratici dell’Alde ”il Consiglio ha dichiarato guerra al Parlamento europeo”, con il capogruppo Verhofstadt che osserva come ”e’ chiaro che i governi troveranno qualsiasi scusa per chiudere le frontiere”.
Esulta invece la Lega, con Borghezio che dice ”era ora”. E con Morganti che parla di ritorno alla sovranita’ degli Stati invitando Monti ad attuare subito il provvedimento perche’ ”l’Italia non puo’ piu’ sopportare massicce ondate migratorie, soprattutto a fronte della grave crisi economica che sta affliggendo il nostro Paese”.