‘Ndrangheta ha ucciso il giornalista slovacco Jan Kuciak?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Febbraio 2018 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
Jan Kuciak, il giornalista slovacco ucciso con la moglie, indagava su mafia italiana e affari

‘Ndrangheta ha ucciso il giornalista slovacco Jan Kuciak?

ROMA – Jan Kuciak, il reporter slovacco ucciso insieme con la fidanzata, aveva lavorato “per più di un anno” sulle attività della ‘ndrangheta in Slovacchia e sui legami dell’organizzazione mafiosa con esponenti politici di vertice nel suo paese.

Lo ha confermato Marek Vagovic, il capo dell’unità investigativa del sito dove la vittima lavorava, Aktuality.sk. Vagovic – riporta Bloomberg – ha riferito che tanti suoi colleghi sono stati messi sono protezione dalla polizia in seguito all’omicidio di Kuciak.

Aktuality pubblicherà anche un’inchiesta della vittima sul coinvolgimento di aziende gestite dalla mafia negli appalti pubblici e nelle gare Ue. Un altro giornalista che lavora in Slovacchia, il canadese Tom Nicholson, oggi ha confermato in un’intervista al quotidiano Sme che Kuciak gli aveva parlato di un’inchiesta a cui stava lavorando, incentrata sulla mafia italiana e i fondi Ue alla Slovacchia, e che si era detto pronto a testimoniare, ma la polizia non lo aveva contattato.

Lo stesso quotidiano slovacco ha riferito che due businessmen italiani in odor di mafia avrebbero fatto affari con un consigliere del premier Robert Fico e altri esponenti del partito al governo. Il governo slovacco intanto ha offerto una ricompensa di un milione di euro per informazioni che contribuiscano all’arresto dell’assassino del giornalista e della sua fidanzata:  ”Accettiamo anche le informazioni anonime”, ha detto due giorni fa lo stesso premier Robert Fico.

Kuciak aveva 27 anni ed è stato assassinato nella sua casa di Velka Maca, una località ad ovest della Slovacchia, non troppo lontano da Bratislava, insieme con la fidanzata Martina Kušnírova, anch’essa 27enne. Li hanno uccisi sparandogli: Jan al petto. Martina alla testa. Ad Aktuyality, Kuciak lavorava da tre anni. (Giuliano Foschini, La Stampa)