Russia: l'intellighenzia chiede la liberazione della band “blasfema” Pussy Riot

MOSCA, 27 GIU – Continua a far discutere in Russia il caso Pussy Riot. Oggi a schierarsi in difesa della band punk "blasfema" – finita nelle maglie della giustizia penale dopo una performance nella Cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca stigmatizzata duramente dalla Chiesa Ortodossa – sono gli intellettuali russi.

Con una lettera alla Corte Suprema russa e al tribunale di Mosca che chiede di liberare Nadezhda Tolokonnikova, Maria Aliokhina e Iekaterina Samutsevich, le tre ragazze del gruppo arrestate dopo l'esibizione, in carcerazione preventiva da marzo, di recente prolungata al 24 luglio.

Tra i più di 100 firmatari ci sono noti attori, registi cantanti, scrittori ed esponenti del mondo della cultura russo tra cui il rocker "dissidente" Iuri Shevchuk, l'attrice Chulpan Khamatova, gli scrittori Liudmila Ulitskaia, Dmitri Bykov e Boris Akunin (attivi nelle proteste dell'opposizione), ma anche intellettuali "organici" come il regista e produttore Andrei Konchalovsky e Fiodor Bondarchuk, cineasta membro del partito putiniano Russia Unita.

Le tre ragazze – una delle quali è madre di due bambini piccoli – sono sotto processo penale per "teppismo", rischiano fino a 7 anni di galera. Ma per gli autori della lettera, l'azione delle Pussy Riot non costituisce crimine penale e va derubricata al codice civile.

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