L’aereo-telecamera che vola sulla nostra sicurezza

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 14 Dicembre 2009 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA
ronde

L'esperimento delle ronde è fallito

Le ronde non bastano più, adesso la sicurezza delle nostre città passa anche per i cieli: il Comune di Chiari, in provincia di Brescia, ha deciso di dotarsi di un piccolo aereo per intensificare i controlli nell’area urbana e nelle immediate vicinanze. L’ultraleggero, spiega il sindaco leghista Sandro Mazzatorta, «arriverà dove non riescono le pattuglie».

Il velivolo non sarà utilizzato solo per compiti di polizia: secondo il primo cittadino infatti servirà anche «a deviare il traffico in tempo reale o a fini tributari», visto che agirà «nella zona interessata dai cantieri dei lavori per la Brebemi e la Tav». Costo dell’operazione, 360 mila euro.

Questi soldi sono parte dei 100 milioni stanziati dal governo per la sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico. Denaro affidato alle casse comunali, mentre le forze di polizia si vedono “sfilare” 270 milioni: a tanto ammontano infatti i tagli previsti al comparto sicurezza nell’ultima Finanziaria, rispetto a quella dell’anno scorso.

Ogni Comune può decidere di spendere i fondi come meglio crede: al momento in “pole position” c’è l’installazione di sistemi di videosorveglianza. L’occhio vigile della telecamera è privilegiato indistintamente da Nord a Sud: da Parghelia (Vibo Valentia) a Gallarate (Varese), passando per Pisa e Santa Giusta (Oristano), le amministrazioni locali non badano a spese pur di far dormire sonni tranquilli ai propri elettori.

Tutte queste videocamere, se da un lato sono ritenute idonee a risolvere un problema, dall’altro sollevano un nuovo rischio: l’ingerenza dell’occhio digitale può infatti sconfinare fino a ledere la vita privata dei cittadini?

Il Garante della Privacy sta affrontando la questione e cercherà di risolverla a breve: il 17 dicembre sarà probabilmente emesso un provvedimento che regolamenterà l’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza.

Innanzitutto il Garante impedirà che i Comuni possano “tracciare” i movimenti del cittadino, e dunque sorvegliarne le abitudini. A favore della privacy andrà anche la norma che vieta di registrare i volti di passanti e pedoni.

Uno dei capitoli più interessanti è poi quello che riguarda le multe:  se da un lato il “trasgressore” potrà chiedere al Comune di prendere visione delle immagini che lo incastrano, dall’altro i Comuni potranno usare la videosorveglianza anche per verificare irregolarità nella raccolta dei rifiuti, specie per quanto riguarda la differenziata.

In alcuni casi, però, la telecamera è considerata una tecnologia “superata”: a San Giuliano Milanese la giunta si munirà a breve di uno scanner digitale «per facilitare l’identificazione di immigrati irregolari». Una giunta di centrosinistra, tanto per far capire quanto quella della “sicurezza a tutti i costi” sia diventata un’ossessione bipartisan.

Il decreto sicurezza, approvato nello scorso febbraio, ha dato ampi poteri alle amministrazioni locali. Poteri che sono aumentati ulteriormente quando ad agosto il ministro dell’Interno Maroni firmò il decreto che “legalizzava” l’istituzione delle ronde cittadine, tanto invocate dai “sindaci sceriffi”. A distanza di mesi, però i numeri parlano di un vero e proprio “flop”: solo 6 associazioni di volontari, in tutta Italia, si sono iscritte ai registri delle prefetture.