Alessandro Impagnatiello: “Ho ucciso Giulia per stress”. Escluse le aggravanti premeditazione e crudeltà, ecco perché

Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver ucciso Giulia Tramontano "per stress". La ragazza, 27 anni, era al settimo mese di gravidanza. Il gip ha tuttavia escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Giugno 2023 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA
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Alessandro Impagnatiello. A destra la vittima Giulia Tramontano (Ansa)

Alessandro Impagnatiello ha ucciso Giulia Tramontano  “per stress”. A dirlo lui stesso al gip Angela Minerva che ha convalidato il suo fermo. L’uomo, 30 anni, ha ucciso la sua fidanzata incinta al settimo mese ed ha spiegato di “aver agito senza un reale motivo perché stressato dalla situazione che si era venuta a creare. Menzionando tra l’altro, quale fonte di stress, non solo la gestione delle due ragazze ma anche il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza”.

Alessandro Impagnatiello: “Ho ucciso Giulia per stress”

Giulia Tramontano è stata accoltellata più volte sabato 27 maggio nel loro appartamento di Senago, nel Milanese. Il 30enne, reo confesso, ha inoltre tentato per due volte di bruciare il corpo della compagna che ha poi nascosto tra le sterpaglie vicino ai box di una palazzina non molto distante da casa. Ora è accusato di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso.

Perché il gip ha escluso le aggravanti per premeditazione e crudeltà

Il gip ha escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà sottolineando che “l’azione omicidiaria non risulta, allo stato, caratterizzata da particolare pervicacia, tenuto conto del tipo di arma utilizzata e del numero e dell’entità dei colpi inferti”. Riguardo alla premeditazione per il gip, che cita la giurisprudenza, da quando è sorto il proposito di uccidere al momento in cui Impagnatiello ha accoltellato Giulia non è trascorso un arco di tempo sufficiente per riconoscere l’aggravante. 

L’interrogatorio di convalida

L’interrogatorio di Impagnatiello è durato meno di un’ora. Giusto il tempo di confermare quanto ha confessato, aggiungendo particolari dell’omicidio. Il difensore ha negato che il suo assistito sabato sera, quando ha ucciso Giulia, fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. 

Non è bastato che tra quelle due donne, “maltrattate psicologicamente” da lui allo stesso modo e fino a qualche giorno fa ignare di essere legate allo stesso uomo, si fosse creata una “solidarietà”, una “unione”. Tanto che l’una aveva offerto riparo all’altra. Alessandro Impagnatiello “voleva liberarsi a tutti i costi”, secondo i pm, di Giulia Tramontano. Per farlo si è accanito anche sul corpo, tentando di bruciarlo due volte. E si è presentato pure a casa dell’altra, che per fortuna non ha aperto la porta. “

Sono stato io, l’ho accoltellata due o tre volte”, ha confessato il 30enne, professione barman in un albergo di lusso a Milano, già padre di un bimbo da un’altra relazione, e capace per mesi di mentire a Giulia, 29 anni, con la quale conviveva nella loro casa di Senago, nel Milanese, ma anche all’altra donna, ex collega con cui si frequentava da poco più di un anno.

E’ stato lui domenica, fingendosi preoccupato, a denunciare la scomparsa di Giulia Tramontano, con un lavoro nel settore immobiliare e i genitori che vivono nel Napoletano. Lui è “crollato”, davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Rho. Gli investigatori gli hanno contestato anche le tracce di sangue trovate sulle scale del condominio fuori dall’appartamento. Oltre a quelle rinvenute in casa, nella sua auto, alle incongruenze della sua versione, alle immagini recuperate, al contenuto di telefoni e dispositivi sequestrati. Portato in caserma ha fatto ritrovare il corpo. L’aveva buttato in un’intercapedine, un buco dietro dei box in un’area non lontana dall’abitazione e aveva cercato di coprirlo con delle cose appoggiate sopra, come del cellophane.

L’incontro tra le due donne e la solidarietà

Come ricostruito nelle indagini, anche grazie alla testimonianza dell’altra donna, una giovane inglese, verso le 17 di sabato lei e Giulia si erano incontrate per la prima volta in un bar. Da settimane entrambe avevano sospetti su una vita parallela di Impagnatiello. La 23enne inglese, sentita dai pm ai quali ha manifestato “rabbia” contro i comportamenti di lui, ha raccontato che, quando nel pomeriggio di sabato c’è stato quell’incontro chiarificatore, c’è stata una forma di “solidarietà”. Le due donne si sono confrontate sui “maltrattamenti”, “bugie” comprese, che il 30enne avrebbe messo in atto con entrambe. Tanto che la 23enne disse a Giulia: “Se hai problemi quando torni a casa, vieni a stare da me”. Lei tornò a Senago e venne uccisa. Stando alla confessione e non solo, il compagno l’ha colpita con un coltello da cucina, tra le 19 e le 20.30. Per due volte lui avrebbe tentato di bruciare il corpo. Prima usando dell’alcol nella vasca da bagno, poi con della benzina dentro un box.

La madre di Alessandro Impagnatiello: “Chiedo perdono per aver fatto un figlio così”

“Non oso immaginare i familiari di Giulia. Non lo voglio immaginare. La mamma Loredana è una persona fantastica. Alessandro è un mostro, lo so. Io le chiedo perdono, da madre, ma non so cosa fare. Io le chiedo perdono per aver fatto un figlio così, io chiedo perdono a tutta la famiglia”. A dirlo in lacrime a La Vita in Diretta è Sabrina Paulis, la mamma di Alessandro Impagnatiello. 

La donna, ai Carabinieri ha raccontato: “C’erano stati, in precedenza, altri sospetti, a metà maggio, infatti, durante una visita in casa per dare un’occhiata al corredino del nascituro mi faceva capire che aveva qualche sospetto su un’eventuale altra relazione sentimentale di Alessandro. Non sapendo nulla di tutto questo cercavo di rassicurarla”.

La donna ha raccontato anche di aver offerto a Giulia, una sera, di passare la notte a casa della suocera per “staccarsi” da Alessandro. 

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