Allerta terrorismo, nelle carceri italiane la polizia penitenziaria avverte: ci sono 500 radicalizzati in prigione

Allerta terrorismo, nelle carceri italiane la polizia penitenziaria avverte che ci sono 500 radicalizzati in prigione, che una volta usciti sono pronti a colpire

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 30 Ottobre 2023 - 08:09
Allerta terrorismo, nelle carceri italiane la polizia penitenziaria avverte che ci sono 500 radicalizzati in prigione, che una volta usciti sono pronti a colpire.

Allerta terrorismo, nelle carceri italiane la polizia penitenziaria avverte che ci sono 500 radicalizzati in prigione, che una volta usciti sono pronti a colpire.

Allerta terrorismo, nelle carceri italiane la polizia penitenziaria avverte: ci sono 500 radicalizzati in prigione.

Dilaga l’antisemitismo, l’odio contro gli Ebrei, in America e in Europa. Nelle più prestigiose Università statunitensi financo nelle nostre carceri, come ha denunciato la polizia penitenziaria. Cresce di livello l’allerta terrorismo. C’è da preoccuparsi?

Sì. E non poco. Una preoccupazione ancora nei limiti ma è crescente. La situazione va monitorata minuto per minuto.  Emblematico il caso registrato a Brescia, la città che ha il record di immigrati (154.000) e tre consiglieri comunali musulmani. Il Comune ha detto no alla Stella dii David (la stella a sei punte che rappresenta la civiltà e la religiosità ebraica, che rappresenta l’unità del popolo ebraico). Nella “città Leonessa” è pericoloso manifestare per Israele.

GUERRA SANTA IN CARCERE
La polizia penitenziaria ha lanciato in queste ore l’allarme: ci sono 500 radicalizzati in prigione. Tra questi una cinquantina sono in cella con l’accusa di terrorismo internazionale. Sono trattenuti nelle sezioni di alta sicurezza di Rossano, Sassari e Nuoro.

Aldo Di Giacomo, il segretario del sindacato Spp, non ha dubbi:” Sono sempre più numerosi gli episodi di detenuti di fede islamica come inneggiare agli attentati di matrice islamica e mostrare apertamente odio verso l’Occidente”.

Ma c’è di più: in base alla relazione del Ministero della Giustizia gli imam nelle carceri sono 97, i convertiti durante la detenzione sono 44 e quelli che si sono proposti di fare le veci dell’Imam tra i compagni sono 88. Il rischio di radicalizzazione islamica è dunque un tema che comporta di mantenere sempre gli occhi aperti.

Qualcuno come il presidente del Garante Nazionale dei Diritti delle persone private della libertà personale – forse per evitare allarmismi e stemperare la tensione di questo ultimo periodo – è  portato a credere che il rischio di radicalizzazione attualmente non ci sia nel carcere italiano.

In cella viceversa, come denunciano gli agenti, oltre a crescere il rancore contro l’Occidente si fa largo il sogno di essere martiri.

FORME MOLTEPLICI DI ANTISEMITISMO
C’è un antisemitismo islamista, uno della destra radicale e anche uno della sinistra estrema. Oggi rispetto al passato l’odio si manifesta in una varietà di contesti: dalle marce che chiedono apertamente la morte degli ebrei, agli atti terroristici islamisti o della destra radicale contro ebrei e sinagoghe.

A ciò si aggiunge la pioggia di insulti sui social media che include la negazione dell’Olocausto e le minacce eliminazioniste contro lo Stato di Israele. La presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, in occasione del giorno della memoria, alla presenza del presidente israeliano Herzog, ha detto inaugurando un memoriale:

”Essere antisemiti significa essere anti europei. Dobbiamo parlare perché, nonostante decenni di sforzi, l’antisemitismo esiste ancora. L’odio trova ancora troppe voci che lo scusano. Non possiamo permettere a nessuno di trovare conforto nell’ignoranza. Il parlamento Europeo si schiera sempre dalla parte del rispetto, dalla parte della dignità umana, dalla parte dell’uguaglianza e dalla parte della speranza”.