Arrestato il medico di Matteo Messina Denaro: curandolo avrebbe coperto la latitanza

Il professionista è accusato di favoreggiamento aggravato. In manette anche chi si occupava della consegna delle ricette

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Febbraio 2023 - 18:58 OLTRE 6 MESI FA
Arrestato il medico di Matteo Messina Denaro: curandolo avrebbe coperto la latitanza

Foto Ansa

A distanza di tre settimane dall’arresto di Matteo Messina Denaro, i carabinieri del Ros hanno arrestato oggi a Campobello di Mazara (Trapani) il suo medico. I reati contestati sono concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico.

Il professionista, ex medico di base da alcuni mesi in pensione, è accusato di favoreggiamento aggravato per avere preso in cura il boss, affetto da un tumore. Messina Denaro era in cura con il falso nome di Andrea Bonafede.

In manette è finito anche il cugino omonimo del geometra che ha prestato l’identità a Denaro e ha acquistato per suo conto la casa in cui il boss ha trascorso gli ultimi mesi. Si è occupato anche di ritirare le prescrizioni di farmaci ed esami clinici fatte dal medico a nome del cugino, di consegnare al medico la documentazione sanitaria che di volta in volta il boss riceveva durante le cure, contribuendo così anche lui mantenere segreta la reale identità del “paziente” e consentendogli di proseguire la latitanza. 

Messina Denaro, di cosa è accusato il medico

Secondo i pm – l’indagine è coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido – il medico di Campobello avrebbe assicurato a Messina Denaro l’accesso alle cure del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un percorso terapeutico durato oltre due anni, con più di un centinaio di prescrizioni sanitarie e di analisi (o richieste di ricovero) intestate falsamente ad Andrea Bonafede, mentre in realtà a beneficiarne era il capomafia, assistito personalmente e curato dal dottore.

Il medico avrebbe così garantito a Messina Denaro non solo le prestazioni necessarie per le gravi patologie di cui soffriva, ma gli avrebbe assicurato riservatezza sulla sua reale identità, e dunque consentendogli di continuare a sottrarsi alla cattura e di restare a Campobello di Mazara a capo dell’associazione mafiosa.

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