Sono due le persone coinvolte nelle indagini sull’attentato della notte tra il 28 e il 29 dicembre alla sede della Lega Nord di Gemonio, a poca distanza dall’abitazione del leader leghista Umberto Bossi, in provincia di Varese. Sono due giovani di Gemonio, uno di loro, Marco Previati, 28 anni, è stato arrestato mentre l’altro è stato denunciato. Le persone in questione apparterrebbero all’area anarchica.
Il provvedimento di fermo sarebbe scattato in quanto Previati sarebbe stato trovato in possesso di materiale pericoloso nel corso di una perquisizione. Il provvedimento d’arresto è stato motivato dal ritrovamento di materiale sospetto in casa del giovane, l’altra persona è stata denunciata a piede libero. Resta ancora da stabilire, a quanto si è appreso, il ruolo eventualmente ricoperto nell’attentato.
L’esplosione è stata provocata da due differenti ordigni, poco più che petardi. I danni materiali sono stati però consistenti perché l’onda d’urto delle bombe, probabilmente polvere nera compressa, ha divelto la vetrata, fatto saltare la porta e distrutto parte degli arredi interni.
Proprio ieri sera, parlando con i giornalisti, Bossi aveva detto che se gli ordigni fossero scoppiati mentre passava lui, che abita poco distante e che poco prima era rientrato a casa con la scorta, ”sarebbe successo un casino”, addirittura una sparatoria con la scorta. ”Antifa – ha detto riferendosi alla scritta lasciata sul muro dagli autori del gesto – sono i nuovi fascisti. E’ gente che danneggia la sinistra democratica: la gente normale si spaventa”. A Bossi cose simili, ha ricordato, sono successe anche in passato: nel 1992 a Luzzara (Reggio Emilia) e, in tempi recenti, la bomba carta vicino alla prefettura di Padova dove era andato con Silvio Berlusconi per verificare i danni dell’alluvione.
Non solo. Tra i responsabili, anche involontari, di quanto accaduto a Gemonio, Bossi in un’intervista alla ‘Padania’ cita ”anche chi non ha voluto mandare il Paese alle elezioni. Se fossimo andati alle urne, come suggerivo, tutto questo non sarebbe successo”. Ora ”c’è ancora chi si illude di cambiare le cose con la violenza. Vogliono spaventarci” conclude il senatur, che rilancia invitando a ”chiudere la partita del federalismo fiscale. E poi fare chiarezza”.