Caso Cucchi: chiesto il rinvio a giudizio per 12 tra medici, infermieri e agenti

Pubblicato il 26 Ottobre 2010 - 16:14 OLTRE 6 MESI FA

Stefano Cucchi

Chiesto il rinvio a giudizio di 12 persone coinvolte, a vario titolo, nel processo per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano morto il 22 ottobre dello scorso anno all’ospedale Sandro Pertini, a sei giorni dal suo arresto. E’ quanto formalizzato dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy al giudice dell’udienze preliminari, Rosalba Liso, nel corso dell’udienza.

I pm hanno chiesto il processo nei confronti di sei medici e tre infermieri dell’ospedale Pertini e di tre agenti penitenziari. Inoltre, per quanto riguarda un tredicesimo imputato, Claudio Marchiandi, (funzionario del Prap, il Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) che ha optato per il rito abbreviato, i pubblici ministeri hanno chiesto due anni di reclusione.

Pm: “Non doveva essere portata all’Ospedale Pertini”. ”Non doveva stare lì’, non doveva essere portato in quell’ospedale: le sue condizioni cliniche imponevano che Stefano dovesse essere trasportato al pronto soccorso”. Lo ha affermato il pm Vincenzo Barba nel corso della requisitoria svolta oggi nell’ambito dell’udienza preliminare per la morte di Stefano Cucchi, il geometra deceduto il 22 ottobre dello scorso anno, a sei giorni dall’arresto. Il pubblico ministero ha ricostruito tutte le varie tappe della vicenda: dall’arresto, avvenuto la notte del 15 ottobre, al giorno del decesso.

”Cucchi – precisa il pm – in quelle condizioni, non poteva essere trasferito nella struttura protetta del Pertini, dedicata ai detenuti”. ”Con la scelta di trasferire Cucchi nella struttura ‘protetta’ del Pertini lo si vuole porre lontano da sguardi indiscreti – afferma Barba – Stefano viene isolato dal resto del mondo: non gli viene concesso neanche di parlare con il proprio avvocato, non vengono informati i genitori della sue condizioni di salute. Ascoltando l’audio dell’udienza di convalida si sente la sua voce sofferente, si sente che ha subito qualcosa ma nessuno fa riferimento a lesioni visibili”.

Per il magistrato, inoltre, sono ”evidenti anche le inadempienze del personale del Pertini: cio’ che viene riportato nella sua cartella clinica e’ in aperto contrasto con quanto riscontrato dai medici del pronto soccorso del Fatebenefratelli e dal personale medico di Regina Coeli. La malattia di Cucchi viene, di fatto, trattata con una mera pratica burocratica: non gli viene neanche sentito il polso”.

Per i magistrati da parte dei medici e infermieri ” c’è stato un disinteresse totale” nei confronti del giovane. O stato messo in una stanza e nessuno se ne è occupato” Nel corso della requisitoria l’altro pm, Maria Francesca Loy ha spiegato che nei confronti degli agenti penitenziari non è stato contestato il reato di lesioni e non di omicidio preterintenzionale in quanto la consulenza dei medici legali ”ha dimostrato che non vi sia alcun nesso causale tra la morte del giovane e le lesioni subìte”. ”Non e’ necessaria altra perizia: gli aspetti della morte – ha affermato il magistrato – di Cucchi sono stati esaminati con chiarezza, senza lasciare dubbi.

Pm: “Molti tentativi di depistaggio”. ”In molti hanno accusato i carabinieri di aver picchiato Stefano Cucchi ma non sono stati trovati riscontri: ci sono stati molti tentativi di depistaggio delle indagini”. Lo ha detto oggi in aula, nel corso della sua requisitoria, il pm Vicenzo Barba all’udienza preliminare per la morte di Stefano Cucchi.

”Ci sono state molte persone – ha affermato il magistrato – che hanno sostenuto, riferendo frasi apprese da altri, che Stefano avrebbe affermato di essere stato picchiato dai carabinieri. Le indagini però non hanno condotto a nessun riscontro oggettivo. Gli stessi agenti della penitenziaria hanno affermato che quando presero in consegna Stefano non riscontrarono nessun elemento di stranezza sul suo viso o sul suo corpo”.

Barba ha inoltre affermato che è stato aperto un procedimento per rivelazione del segreto d’ufficio dopo che un dei verbali relativi ad un sopralluogo alle celle con un testimone chiave che inchioda gli agenti penitenziarie venne pubblicato da alcuni organi di stampa.