Caso Mokbel. Ristoranti, gioiellerie, palestre: il tesoro dei re del riciclaggio

*Stefano Petrelli
Pubblicato il 26 Febbraio 2010 - 14:02 OLTRE 6 MESI FA

Gennaro Mokbel

Una società aperta nel quartiere Prati intestata a una prestanome e costituita ad hoc per comprare una gioielleria ai Parioli. Lo scopo era quello di far rientrare diamanti con un prezzo simulato di 80 mila euro e una copertura assicurativa per 200 mila. A questo, almeno secondo le accuse della Procura,  serviva la “Emme e Emme srl”.

Secondo il giudice per le indagini preliminari Aldo Morgigni, si tratta soltanto di una delle aziende che Gennaro Mokbel controllava, pur avendole intestate a prestanome. Per il gip sarebbe lui il cervello del giro di riciclaggio da 2,2 miliardi di euro al centro dell´inchiesta che ha coinvolto Fastweb e Telecom.

Nell´elenco si trovano anche una seconda gioielleria, la Monil srl, in pieno centro, una palestra a Ostia, attribuita falsamente all´associazione sportiva Runa, Le Antiche Officine Campidoglio, con sede ancora a Prati, utilizzata per comprare auto di grossa cilindrata e due imbarcazioni. Non mancava un ristorante vicino viale delle Province, intestato al prestanome Rosario La Torre, ed un’agenzia immobiliare, con sede nel quartiere Africano, usata per acquistare due appartamenti in via Cortina d´Ampezzo.

In una di queste due case viveva Mokbel con la moglie Giorgia Ricci. È sempre lui a portare una parte dei soldi  alla ‘Ndrangheta, finanziando anche la latitanza africana di Antonio D´Inzillo, con cui Mobkel era stato arrestato nel 1994, definito nelle carte dell’inchiesta «esponente di rilievo della Banda della Magliana». L’imprenditore poi puntava alto: era stato segretario laziale del movimento Alleanza federalista lasciato per creare il Partito federalista, con sedi in alcuni municipi.

Nell’ordinanza che ha portato ai 56 arresti eseguiti martedì dai carabinieri del Ros e dal nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, emergono i metodi per il riciclaggio che coinvolgevano anche Fastweb e Telecom.

Il 21 settembre 2007 nell’ufficio di viale Parioli 63 si svolge un incontro a cui partecipano anche Mobkel, Giorgia Ricci, Silvio Fanella e il broker Marco Toseroni, altri due degli arrestati. Si parla di diamanti per “vendere e riciclare”. Le microspie registrano tutto: Toseroni spiega “le tecniche per raggiungere gli obiettivi nella vendita dei diamanti: … primo, vendere le società, due, non pagare… abbattere Iva… si vanno a pagare le tasse… tre, milioni, quelli che toccano e… qua vanno riciclati quelli vanno riciclati… o cinque sei milioni di euro…”.

Si parla di pietre preziose in quell´ufficio: “C´avemo 13 milioni di diamanti… dobbiamo trovare una gemma di pari valore ovvero più gemme di pari valore ad Hong Kong… a quel punto non paghiamo un ca… circolano i diamanti”. Un altro degli arrestati, Massimo Massoli, dice: «Io passo sempre con i brillanti in tasca e anche con le droghe… non mi ferma nessuno… io a Fiumicino faccio passare quello che mi pare, senza problemi». Toseroni: “E quanto riesci a portare?”. Massoli è netto: “Un milione a colpo”.

*Scuola di Giornalismo