Cassazione: “Genitori incapaci”, la figlia rimane con la famiglia adottiva

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Agosto 2013 - 19:18 OLTRE 6 MESI FA

cassazioneROMA – “Il quadro che emerge è quello di un’incapacità genitoriale in capo a entrambi i ricorrenti, non reversibile”: sulla base di questo presupposto, la Cassazione, prima sezione civile, ha rigettato il ricorso presentato da due genitori, Massimiliano e Gilda, in merito al caso della richiesta di riaffido della loro figlia. Assistiti dall’avvocato Francesco Miraglia, i due genitori – la cui vicenda approdò in passato anche a Chi l’ha visto? e che arrivarono a ‘rapire ‘ la piccola pur di riaverla quando fu affidata ai servizi sociali – avevano infatti impugnato di fronte alla Suprema Corte la sentenza della corte d’appello di Bologna, mentre precedentemente il Tribunale aveva dichiarato che la bambina era adottabile.

La vicenda iniziò nel 2007 quando il pm di Reggio Emilia Maria Rita Pantani chiese una perquisizione nell’abitazione della coppia alla ricerca di stupefacenti. In quell’intervento i carabinieri non trovarono nulla di compromettente, ma segnalarono lo stato di degrado della casa in cui viveva la bambina, che all’epoca aveva appena due anni. Inviata un’informativa al tribunale dei Minori di Bologna, intervennero i servizi sociali che confermarono quanto già reso noto dalle forze dell’ordine pur non recandosi – a detta della difesa – sul posto per una verifica. Nel giugno 2008 il tribunale di Bologna stabilì che la piccola dovesse essere portata in un istituto, seguita dai servizi sociali, nel quale poteva comunque incontrare regolarmente i genitori. Ma nel 2010, dopo essere venuti a sapere che la bimba poteva essere data in affidamento, i genitori decisero di ‘rapirla’ dall’istituto in cui risiedeva. Rintracciati all’estero, vennero indagati per sottrazione di minore, con il tribunale di Bologna a chiedere nuovi accertamenti. Temendo il peggio, la coppia prelevò nuovamente la bimba nell’estate di quell’anno, mentre era in vacanza a Marina di Massa, scappando con lei in Svizzera. Una fuga breve, che ai genitori costò poi anche il carcere.

Nella sentenza, la Cassazione riesamina l’intero caso e le decisioni assunte dai giudici di merito anche sulla base degli interventi dei servizi sociali, da cui emergeva “la grave inadeguatezza dell’intero contesto familiare”. Nella sentenza la Cassazione giudica “approfondito e congruo” l’esame condotto dalla Corte d’appello delle “numerose emergenze processuali” per concludere che “allo stato attuale non poteva ritenersi praticabile senza traumi per la bambina, nonostante la (tardiva) ampia disponibilità manifestata dai genitori a sottoporsi a qualsiasi controllo e percorso di valutazione e sostegno, un approfondimento che avesse comportato una nuova osservazione diretta delle relazioni” tra i genitori e la bimba. Tanto più che la piccola, affidata ad altra famiglia, “da due anni era inserita in un contesto familiare e sociale che era andato consolidandosi. “In tale prospettiva – scrive la Cassazione – il giudice di merito non può limitarsi a prendere atto del proposito, manifestato dai genitori, di riparare alle precedenti mancanze, ma deve valutare se il loro atteggiamento e i loro progetti educativi risultino oggettivamente idonei al recupero della situazione in atto”. Mentre “la mera manifestazione della volontà di accudire il minore non costituisce un elemento sufficiente a far escluder e il rischio di una compromissione del suo sano sviluppo psico-fisico”.