Concordia, naufraghi: “A Cemortan stessi soldi che noi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Maggio 2016 - 07:40 OLTRE 6 MESI FA
Concordia, naufraghi: "A Cemortan stessi soldi che noi"

Concordia, naufraghi: “A Cemortan stessi soldi che noi”

FIRENZE – Proteste sui risarcimenti ai naufraghi della nave Costa Concordia: a Domnica Cemortan, la ballerina moldava che la notte del naufragio faceva compagnia al comandante Francesco Schettino, il tribunale di Grosseto ha deciso di attribuire 30mila euro, lo stesso risarcimento destinato ai naufraghi, che si sono radunati davanti alla corte d’appello di Firenze per protestare.

“Alla signora moldava Domnica Cemortan, accompagnata dal comandante Schettino, ha spiegato in aula l’avvocato Alessandra Guarini, del pool ‘Giustizia per la Concordia’, il tribunale di Grosseto attribuì nella sentenza di primo grado un risarcimento di 30.000 euro, uguale ai naufraghi che assistiamo nel processo e che hanno subito danni fisici e psicologici importanti. Oggi chiediamo a voi giudici di appello di rimediare a questo. Subiamo il disonore di una liquidazione forfettaria del danno uguale per tutti, 30.000 euro. E’ la stessa cifra risarcita sia a naufraghi che hanno subito danni fisici e psicologici sia alla signora Cemortan”.

Anche altre parti civili intervenute venerdì 6 maggio hanno sostenuto che il tribunale di Grosseto non avrebbe usato abbastanza “equità” nell’attribuire i risarcimenti ai naufraghi della Costa Concordia, avendo ripartito le somme risarcitorie in un modo che i legali hanno criticato paragonandole perfino ad un “gettone di presenza”, come ha detto tra gli altri l’avvocato Annamaria Romeo.

L’avvocato Guarini tra l’altro ha richiamato le responsabilità di Schettino, che “è inchiodato dalle carte del processo”, ma la

“sentenza di Grosseto ci ha consegnato una verità processuale che resta una verità parziale, quindi vorrei che la corte di appello ci regalasse l’altro pezzo di verità. Le responsabilità vanno viste tutte. Non ci piace un processo Schettino-centrico, anche altri ufficiali di bordo lasciarono la nave e, a terra, ci furono responsabilità da parte di dirigenti di Costa spa. Vanno riletti i patteggiamenti”, ed “evitiamo che il processo rimanga incompleto”, ha aggiunto.

Un altro avvocato di parte civile, Cesare Bulgheroni, anche lui del pool ‘Giustizia per la Concordia’, è intervenuto richiamando “Schettino a fare un passo indietro e ad ammettere le proprie responsabilità rispondendo a tre domande: perché decise di fare il passaggio ravvicinato spegnendo i dispositivi anticollisione, perché ha atteso così tanto a dare l’allarme generale, perché non è tornato a bordo”. L’avvocato ha poi sottolineato che “Costa Crociere è responsabile molto più di quanto emerge dalla sentenza”, e che la corte di appello “dovrebbe applicare risarcimento da danni punitivi”.

La prossima udienza sarà il 9 maggio. In aula altre parti civili, tra cui i legali del Comune dell’Isola del Giglio e del Codacons.