Covid: 80 anni è l'età media dei morti, nei vaccinati è più alta Covid: 80 anni è l'età media dei morti, nei vaccinati è più alta

Covid: 80 anni è l’età media dei morti, nei vaccinati è più alta

Arrivano i primi dati dell’Iss (Istituto superiore sanità) sull’età media dei morti per Covid. 80 anni è l’età media dei morti per Covid, nei vaccinati è più alta.

Covid, l’età media dei deceduti (nei vaccinati è più alta) 

L’età media dei deceduti e positivi a SARS-CoV-2 in Italia è di 80 anni, la maggior parte è stata ricoverata in ospedale ma non in terapia intensiva e i deceduti vaccinati hanno un’età media più alta e più patologie preesistenti rispetto a quelli non vaccinati.

Sono alcuni dei dati emersi dall’aggiornamento del report decessi, basato sui dati della Sorveglianza Integrata e su un campione di cartelle cliniche di pazienti deceduti con positività al SARS-CoV-2, appena pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss).

Nei pazienti deceduti trasferiti in terapia intensiva, spiega l’Iss, il numero medio di patologie osservate è di 3,0. Nelle persone che non sono state ricoverate in terapia intensiva il numero medio di patologie osservate è di 3,9.

Inoltre, rileva sempre l’Iss, “rispetto ai deceduti ‘non vaccinati’, sia quelli con ‘ciclo incompleto di vaccinazione’ che i decessi con ‘ciclo completo di vaccinazione’ (non sono presi in considerazione pazienti con ‘booster’) avevano un’età media notevolmente superiore (rispettivamente 82,6 e 84,7 vs 78,6)”.

Anche il numero medio di patologie osservate è significativamente più alto nei gruppi di vaccinati con ‘ciclo incompleto di vaccinazione’ e ‘ciclo completo di vaccinazione’ rispetto ai ‘non vaccinati’ (rispettivamente 5,0 e 4,9 vs 3,9 patologie preesistenti)

La sezione dei dati dalla sorveglianza integrata COVID-19 descrive le caratteristiche di 138.099 pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 in Italia dall’inizio della sorveglianza al 10 gennaio 2022 riportati dalla Sorveglianza Integrata COVID-19 coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità.

L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni e le donne decedute sono 60.201 (43,6%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di circa 40 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione.

Dei deceduti positivi a SARS-CoV-2 in Italia, il 23,8% risulta essere stato ricoverato in un reparto di terapia intensiva, il 58,5% è stato ricoverato in ospedale ma non in terapia intensiva ed il 17,7% non era ricoverato in ospedale. I dati ottenuti da un campione di cartelle cliniche sono stati ottenuti da 8.436 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche.

Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,7. Complessivamente, 246 pazienti (2,9% del campione) non presentavano patologie, 955 (11,3%) presentavano 1 patologia, 1.512 (17,9%) presentavano 2 patologie e 5.723 (67,8%) presentavano 3 o più patologie preesistenti.  

Covid, l’ondata in corso potrebbe terminare a marzo 

Si intravede per marzo la fine di questa nuova ondata di Covid-19: la curva dell’epidemia sta continuando a scendere, ma il numero dei casi è ancora molto alto e impone una grande prudenza.

Lo ha detto all’ANSA Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica dell’Università di Milano. Dopo l’aumento dei contagi del 153% rilevato da metà dicembre al 10 gennaio, da fine dicembre al 4 gennaio si era passati a un aumento del 47% e, dopo due settimane di valori stabili, nell’ultima settimana i contagi sono scesi del 4,8%.

“Che la curva scenda in febbraio è chiaro e la previsione è che si arrivi a una media di 10.000 casi a settimana tra la fine di febbraio e i primi di marzo”, ha osservato. Se i casi scendono, “il carico sugli ospedali è invece ancora in salita e una riduzione potrebbe vedersi fra due settimane, mentre le terapie intensive sono stabili da tre settimane”; di conseguenza, ha aggiunto La Vecchia, “è facile prevedere una grossa discesa dei contagi a febbraio, con una stabilizzazione di ricoveri, che potranno scendere successivamente. I decessi sono su una media settimanale di 360, ancora tanti in conseguenze dell’alto numero dei contagi, e saranno l’ultima variabile a scendere”, ha detto ancora.

“Anche se vediamo la fine di questa ondata e se in marzo i casi potranno essere pochi, non dimentichiamo che attualmente i casi sono molti, e che con il 15% di tamponi positivi, contagiarsi è facile: occorre fare attenzione ancora per settimane”.

E’ anche probabile, secondo La Vecchia, che “la fine di questa ondata durerà un po’”, anche considerando che il 50% degli over 50 non ha la terza dose ed è quindi a rischio. “Da marzo in poi – ha concluso – si prevedono settimane o mesi di tranquillità, fatto salvo l’arrivo di eventuali nuove varianti o di una recrudescenza autunnale, entrambe impossibili da prevedere in questo momento”.  

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