Emanuela Orlandi. Pietro contro Capaldo, fiaccolata dei 30 anni in centro a Roma

Pubblicato il 22 Giugno 2013 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA

Emanuela Orlandi. Pietro contro Capaldo, fiaccolata dei 30 anni in centro a Roma

Papa Francesco: “Preghiamo per Emanuela Orlandi che ora è in cielo”. Rassegnato alla morte

 Emanuela Orlandi, 30 anni dopo la scomparsa il mistero rimane. Un corteo con fiaccolata attraverserà il centro di Roma alle 19.30 di sabato per ricordare i 30 anni della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983.

Gli investigatori, sono convinti che Emanuela Orlandi sia morta, come ha detto il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, ma non hanno ancor accertato come e in quali circostanze la morte sia avvenuta.

Il corteo, partirà dalla basilica di Sant’Apollinare, la piazza in cui Emanuela Orlandi sarebbe stata vista per l’ultima volta, e percorrerà, nelle parole del fratello Pietro Orlandi,

“le stesse strade che lei avrebbe percorso per tornare a casa se mani ancora ignote non le avessero tolto il diritto alla giovinezza”

per concludersi in piazza San Pietro.

Pietro Orlandi organizza la fiaccolata distribuendo ed esibendo anche in tv T-shirt banche con la scritta “La verità rende liberi”.

Ma, osserva Pino Nicotri, “se a rendere liberi è la verità, non si capisce allora perché tacere e accondiscendere quando si sostiene, come avvenuto nella puntata del 10 aprile di “Chi l’ha visto?” alla presenza di Pietro e Natalina Orlandi e poi anche nella puntata succesiva del 17 aprile, la non verità che l’insegnate di flauto di Emanuela fosse, ancora quel 22 giugno 1983, il professor Jures Lello Balboni. Che oltretutto era già morto da sette mesi”.

Pietro Orlandi però è imperterrito e se la prende anche con Giancarlo Capaldo, colpevole di mancata informazione preventiva a Pietro Orlandi, custode ufficiale, insieme con Chi l’ha visto? della memoria di Emanuela Orlandi:

“Che un magistrato che si occupa di questo caso  possa fare simili dichiarazioni, peraltro non in veste istituzionale, senza prima aver avvertito noi familiari, la trovo una cosa assurda. Una mancanza di serietà e di rispetto che sta trasformando tutta la vicenda in un gioco, quando un gioco non è. Sono queste le cose che mi amareggiano e mi fanno perdere fiducia nella giustizia”.

 

Parole dure e anche un po’ irriguardose, specie se dette da uno che negli ultimi anni specialmente è stato a tutti i giochi più assurdi.

Pietro Orlandi, parlando con Federica Angeli di Repubblica, ha distinto, in modo un po’ opportunistico ma altrettanto stizzito, Capaldo da Papa Francesco, il quale,

“all’uscita dalla chiesta di Sant’Anna, alla prima funzione da pontefice che celebrò, si avvicinò alla famiglia Orlandi e disse loro, piano, che avrebbe pregato per Emanuela «che ora sta in cielo »”.

Dice ora Pietro Orlandi a Federica Angeli che fu

“una frase che mi fece venire i brividi ma un conto è detta dal Papa e altro sono le dichiarazioni di un procuratore aggiunto, titolare del fascicolo”.