Eternit, il manuale dei dirigenti: “Non parlate del rischio tumori”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2014 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA
Eternit, il manuale dei dirigenti: "Non parlate del rischio tumori"

Eternit, il manuale dei dirigenti: “Non parlate del rischio tumori”

ROMA – “Non parlate del rischio tumori” recita il “manuale” per i dirigenti Eternit benedetto da Schmidheiny. Il vademecum è stato redatto dopo il convegno del 1976 sui pericoli dell’esposizione alle polveri.

Ottavia Giustetti e Fabio Tonacci per Repubblica raccontano:

“La coscienza sporca di Stephan Schmdheiny sta in 29 pagine. Quelle del manuale “Hauls 76”, scritto dopo il famoso convegno di Neuss in Germania organizzato dalla Eternit spa nel giugno del 1976. Suggeriva, o meglio, imponeva ai dirigenti delle fabbriche cosa dire e cosa non dire a giornalisti, sindacalisti e operai.

Qualcuno sospettava che le micro fibre di diametro inferiore a 0,3 micron provocassero il mesotelioma? «Rispondere che per il crisotilo (il minerale dell’amianto, ndr) non sono mai state trovate inferiori a 0,5 micron ». Qualcuno voleva mettere sui sacchi il segnale di pericolo? «Rispondere che per il momento non è necessario». Qualcuno parlava del dottor Selikoff che aveva scoperto il legame tra amianto e tumori? «Dissociarsi in ogni discussione, evitare di citarlo».

È soprattutto su questo che poggia la nuova accusa nei confronti di Schmidheiny di aver volontariamente ucciso 256 persone, esposte alla polvere cancerogena nei dieci anni in cui la procura di Torino lo ritiene «effettivo responsabile della gestione della società». Non ci fu colpa, sostengono i pm Guariniello e Colace. Ci fu dolo”.

Il convegno di Neuss del 1976 fu uno dei primi atti dell’imprenditore svizzero, neanche trentenne e già a capo del gruppo. L’argomento erano i rischi sulla salute del prodotto che la sua Eternit vendeva in tutto il mondo. In tre giorni di dibattiti fu chiaro che l’estrema pericolosità della polvere di amianto era una verità sotto gli occhi di tutti. Si trattava dunque di annacquarla.

Repubblica quindi spiega:

“L’intervento di Schmidheiny è agli atti dell’inchiesta: «Dobbiamo renderci conto di una cosa, possiamo convivere con questo problema. Riconosciamo che può essere potenzialmente un materiale pericoloso se non viene maneggiato in maniera corretta». A parlare è lo stesso uomo che oggi, dopo che la prescrizione gli ha evitato 18 anni di carcere, sostiene di essere un ambientalista vittima di un complotto della procura di Torino”.