"Facciamo un selfie sul balcone...". Così Fausto Filippone ha ucciso Marina Angrilli (foto Ansa) "Facciamo un selfie sul balcone...". Così Fausto Filippone ha ucciso Marina Angrilli (foto Ansa)

“Facciamo un selfie sul balcone…”. Così Fausto Filippone ha ucciso Marina Angrilli

"Facciamo un selfie sul balcone...". Così Fausto Filippone ha ucciso Marina Angrilli (foto Ansa)
“Facciamo un selfie sul balcone…”. Così Fausto Filippone ha ucciso Marina Angrilli (foto Ansa)

PESCARA – L’autopsia sul corpo di Marina Angrilli inchioda Fausto Filippone: “Non si è trattato di un suicidio e la donna non ha avuto nessun malore”. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Marina Angrilli è stata uccisa.

Domenica mattina Fausto Filippone ha convinto la moglie con una scusa (“Andiamo a comprare la lavatrice”) ad andare nel loro appartamento di piazza Roccaraso a Chieti. Poi ha fatta salire la moglie su una scaletta del balcone, forse con il pretesto di un selfie, e l’ha spinta giù. La donna, soccorsa agonizzante, è morta due ore più tardi in ospedale. Questa l’ultima ipotesi degli inquirenti.

Poi è andato a prendere la figlia, Ludovica, ed è andato sul viadotto. Dopo averla fatta sedere sul parapetto, Filippone ha gettato Ludovica di sotto. Infine ha ingaggiato una trattativa lunga quasi sette ore con polizia, vigili del fuoco e mediatore, per poi lanciarsi anche lui nel vuoto.

“Nella sua mente tutto era definitivamente finito”, ha raccontato oggi lo psichiatra che ha cercato di farlo desistere, “Ha parlato del fatto che la sua vita era irreversibilmente iniziata a cambiare in termini inaccettabili e intollerabili 15 mesi prima e uno degli episodi che ha contribuito a costruire una insostenibilità della sua esistenza come cofattore è stato anche la perdita della madre nei mesi precedenti. Ci siamo trovati di fronte a un muro insormontabile e invalicabile, Filippone ha dovuto cercare dentro di sé il coraggio per lanciarsi nel vuoto La sua esistenza doveva terminare con un atto risolutivo, non c’era per lui possibilità di essere perdonato né di comprendere le ragioni profonde di ciò che aveva fatto”.

Gestione cookie