Finmeccanica, Borgogni: “Mai gestito soldi, ma esiste un tavolo”

Pubblicato il 21 Novembre 2011 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Esiste un tavolo dove si decide la spartizione fra partiti. Ma io non ho mai gestito i passaggi di soldi”. Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, ha già risposto a tre interrogatori e ha deciso di collaborare con i magistrati di Napoli titolari dell’inchiesta sugli appalti esteri ottenuti dalla holding specializzata in sistemi di difesa. Ma i suoi verbali sono stati trasmessi anche agli inquirenti romani che indagano sulle “commesse” gestite dalle società controllate e dall’Enav.

Le prime rivelazioni del manager, che domenica ha deciso di autosospendersi dall’incarico, riguardano soprattutto soldi e favori concessi ai potenti. Rivelazioni ancora con molti lati oscuri ma l’ordinanza di arresto dell’amministratore delegato di Enav Guido Pugliesi e di due manager dice che è proprio sui nomi di ministri e parlamentari, che avrebbero ottenuto soldi e favori, che si stanno concentrando le verifiche. Le indagini entrano dunque in una nuova fase cruciale, che potrebbe portare nei prossimi giorni a svolte clamorose.

Borgogni lo ha specificato nel primo verbale: “Io sono il collettore di rapporti con i politici per conto di Finmeccanica e mi sono sempre occupato di trasferire le loro richieste alle società del Gruppo. Nomine, assunzioni, appalti: sono in grado di ricostruire quanto è accaduto negli ultimi anni”. Le sue indicazioni hanno già portato all’acquisizione di numerosi documenti e l’attenzione degli investigatori è concentrata sui contratti stipulati durante questa gestione, anche perché Borgogni è stato esplicito: “Ho sempre agito d’accordo con il presidente Pier Francesco Guarguaglini, del quale sono uno dei collaboratori più stretti”.

Ha poi fornito indicazioni sui partiti di riferimento specificando come i politici che hanno chiesto e ottenuto favori e utilità appartengono a tutti gli schieramenti: destra, sinistra e centro. Finora ha però negato di aver mai gestito passaggi di denaro: “Mi sono sempre occupato di grossi affari a livello centrale, ma non posso essere preciso su quanto avveniva a livello locale, perché le aziende che si trovano sul territorio trattano direttamente con i politici di riferimento della Regione o del Comune dove operano, anche se si tratta di personaggi di livello nazionale”.

La prima convocazione di Borgogni davanti ai pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio risale al marzo scorso. L’indagine è quella sul deputato del Pdl Marco Milanese, all’epoca consigliere politico del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Nel corso di una perquisizione è stato acquisito un appunto scritto a penna con i nomi di alcuni politici associati alle nomine di consiglieri di amministrazione. Sul foglietto ci sono i nomi del ministro della Difesa Ignazio la Russa, del deputato della Lega Giancarlo Giorgetti, c’è un Romani che potrebbe essere il ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani. E poi un lungo elenco di aziende con accanto una rosa di candidati.