Finmeccanica, Borgogni: “Tangenti per 550mln €, ai politici l’11% di 5 mld”

Presunte tangenti per 550 milioni di euro, l’11% della commissione Finmeccanica e Fincantieri di 5 miliardi di euro della trattativa col Brasile. Lorenzo Borgogni, ex dirigente di Finmeccanica, lo rivelò durante l’interrogatorio del 10 novembre scorso. I soldi sarebbero andati in parte a Claudio Scajola e Nicolucci, riporta il Corriere della Sera, ed in parte al ministro della difesa brasiliana Jobin.
Claudio Scajola (LaPresse)

ROMA  – Una presunta tangente da 550 milioni di euro per la trattativa di Finmeccanica e Fincantieri con il Brasile. L’11% della commissione di 5 miliardi. Tanto avrebbero chiesto i politici secondo le dichiarazioni dei dirigenti di Finmeccanica, scrive il Corriere della Sera.

Le indagini dei pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock dalla Procura di Napoli hanno portato all’arresto di Paolo Pozzessere, manager di Finmeccanica, e all’iscrizione nel registro degli indagati per Claudio Scajola, ex ministro e coordinatore del Pdl, ed il suo portavoce Massimo Nicolucci.

Non solo Brasile, nel mirino della Procura anche le trattative con India, Panama, Indonesia e Russia. L’inchiesta degli inquirenti è nata dai verbali di Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica.

L’ex ministro Scajola sarebbe indagato per la presunta tangente milionaria chiesta per la fornitura di navi da guerra alla Marina brasiliana. Il secondo filone dell’indagine si concentra sulla presunta tangente per la fornitura di elicotteri militari a Panama, che vede Valter Lavitola e Paolo Pozzessere come mediatori.

Il Corriere della Sera riporta le parole di Borgogni dell’interrogatorio del 10 novembre scorso:

“Il canale tra l’Italia e il Brasile era rappresentato dall’onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano Massimo Nicolucci e ciò perché Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin. Preciso che, anche se all’epoca Scajola era ministro dello Sviluppo economico il suo dicastero non aveva nulla a che fare con l’affare della fornitura delle fregate. Paolo Pozzessere, che curò i rapporti tra Fincantieri e Finmeccanica, mi disse di aver appreso dal dottor Giuseppe Bono (direttore generale di Fincantieri) che in cambio delle illustrate agevolazioni era stato pattuito un “ritorno” – che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia – dell’ammontare dell’11 per cento dell’affare complessivo pari per la sola Fincantieri a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di “ritorno” percentuale – secondo quanto riferitomi da Pozzessere – doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall’altra”.

Anche i vertici di Finmeccanica sono coinvolti, dichiara il manager agli inquirenti:

“In una fase immediatamente successiva appresi sia da Pozzessere sia dall’allora amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini – evidentemente messo a parte da Pozzessere – che era stata chiesta anche a noi di Finmeccanica la stessa percentuale di “ritorno” dell’11 per cento della nostra parte in affari (pari anch’essa a 2,5 miliardi di euro). Al riguardo Guarguaglini mi disse di aver detto a Pozzessere che la percentuale massima di “ritorno” che lui era disposto a pagare era quella del 3 per cento. Come ho detto tale percentuale doveva essere pagata sia da Fincantieri, sia da Finmeccanica tramite la stipula di un contratto di agenzia in Brasile in capo a un agente evidentemente indicato dal ministro Jobin. Non so se Finmeccanica ha già stipulato tale contratto. Credo che Fincantieri l’abbia sicuramente stipulato. Almeno così mi è stato detto”.

Gli inquirenti, scrive il Corriere della Sera, interrogarono poi Pozzessere, in merito all’intercettazione di una telefonata tra il manager di Finmeccanica e l’ex premier Silvio Berlusconi:

“L’11 novembre Pozzessere viene interrogato come testimone per chiarire che cosa avvenne dopo questa telefonata. E dichiara: «Dopo qualche giorno mi chiamò il senatore Caselli (è uno dei senatori eletti all’estero, ndr ) mi disse che mi avrebbe presentato tale Tsatsiky, che era l’uomo che poteva aiutarci nella trattativa. Caselli fissò quindi un appuntamento con Tsatsiky nel mio ufficio e io convocai anche Giordo, amministratore delegato di Alenia. Caselli però mi richiamò e dette disdetta dicendo che Tsatsiky non gli aveva fornito sufficienti credenziali. Dopo un po’ di tempo un mio collega responsabile di Finmeccanica a Londra, Alberto De Benedictis, mi disse di aver incontrato Tsatsiky il quale gli aveva detto che il senatore Caselli gli aveva chiesto dei soldi per farlo incontrare con me e per avere un mandato di agenzia da Finmeccanica, o meglio da Alenia. La cosa mi lasciò molto perplesso ma non avevo voglia di avvertire dell’accaduto Berlusconi e quindi dissi al “suo uomo” Valter Lavitola di raccontarglielo, dicendogli che ero molto seccato»”.

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