Gabriele Sorrentino, lo sfratto nascosto ma diceva “pronti per il rogito”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Marzo 2017 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
Gabriele Sorrentino, lo sfratto nascosto ma diceva "pronti per il rogito"

Gabriele Sorrentino, lo sfratto nascosto ma diceva “pronti per il rogito”

ROMA – Gabriele Sorrentino, lo sfratto nascosto ma diceva “pronti per il rogito”. Una moglie salutata la mattina come niente fosse, serena e un filo emozionata per il rogito che il marito si apprestava a firmare quel giorno e che avrebbe definito finalmente il possesso della casa nel condominio dei sogni. Una figlia tredicenne per fortuna in gita scolastica. Poi i suoi due bimbi piccoli, Alberto e Marco di 4 e 2 anni e mezzo, uccisi a martellate nel lussuoso attico con vista sulle Alpi acquistato per loro.

Gabriele Sorrentino sta bruciando la strada sopra Trento verso le montagne con il suo Suv da 50mila euro, sono le ultime curve prima di prender fiato solo un attimo: un’occhiata ai due seggiolini vuoti, nemmeno il tempo di chiuder la portiera e si lancia verso il vuoto, 150 metri di scarpata.

“Sto per firmare il rogito”. La sua stessa esistenza era precipitata in un mare di bugie per simulare la famiglia perfetta. “Non avrei mai pensato che Gabriele avrebbe potuto fare una cosa del genere, sembravano la famiglia del Mulino Bianco”, dice il vicino di casa. “Mi aveva detto pochi giorni fa che stava per firmare il rogito per l’acquisto della casa”, aggiunge. Non era vero, è la stessa menzogna che era costretto a ripetere anche alla moglie, perché la verità, quella vera, non la si poteva più raccontare.

Sotto sfratto. Che gli era stato intimato lo sfratto, che l’assurda pretesa di acquistare attico e superattico alle Albere, il condominio progettato da Renzo Piano, era stato un azzardo incomprensibile. “Da mesi non era più in grado di pagare le rate del «rent to buy» — in totale circa 36 mila euro —, un affitto con riscatto al termine del quale avrebbe acquistato casa versando una grossa somma, circa mezzo milione di euro”, ha scoperto l’inviato a Trento del Corriere della Sera.

Forse non doveva imbarcarsi quattro anni fa nel mestiere di promotore finanziario, faceva il carabiniere e come maresciallo era apprezzato, aveva fiuto, si era distinto. Ma come spiegare il mare di bugie, il doppio infanticidio, il suicidio, una figlia lasciata orfana e una moglie vedova. Dobbiamo citare i gravi problemi finanziari, le motivazioni di carattere economico, lo fa anche il procuratore capo che indaga: il rogito, lo sfratto, la fine delle illusioni, il velo squarciato su una vita di cartapesta.

Gli psicologi ci ricordano che tendiamo a sottostimare i disturbi di personalità, dicono che uno su dieci ne è afflitto e non lo sa, è probabile che l’omicida soffrisse di un disturbo di cluster A, probabilmente di tipo schizoide. Gli psicologi devono ricordarci anche che in casi come questi l’omicidio dei bambini è vissuto secondo letteratura addirittura come un atto di amore, agito per salvare la prole da un futuro catastrofico. Famiglia perfetta, soldi, amore, salvare…