Genova, don Vincenzo De Pascale dà del “besugo” a carabiniere: denunciato

carabineriGENOVA – Ha dato del “besugo” a un gruppetto di carabinieri, per questo è stato denunciato un prete di Genova.  L’uomo aveva definito i carabinieri degli incompetenti, degli imbecilli e soprattutto dei “besughi”, aggettivo che in dialetto genovese vuol dire babbeo. Epiteto un po’ pittoresco che è costato una querela per oltraggio a pubblico ufficiale a don Vincenzo De Pascale, vulcanico parroco della chiesa di San Giuseppe e Padre Santo, nel quartiere genovese di Nervi.

La vicenda risale alla notte tra lunedì e martedì quando lo stesso parroco – da sempre impegnato nell’accoglienza e nell’assistenza ai bisognosi – ha chiamato il 112 per una rissa tra alcuni “clochard” ubriachi che erano ospitati nella sua comunità. Sul posto sono giunte due pattuglie. “Dovete mandarli via” era stata la richiesta del prete, che di fronte alle esitazioni dei militari si è innervosito. Dopo pochi minuti, mentre i carabinieri interpellavano la caserma, è sbottato: “Siete degli incompetenti, degli imbecilli”. E ancora: “Siete dei besughi”, utilizzando un aggettivo tipico del dialetto genovese (così sono chiamati i pesci che abboccano facilmente e, per traslato, le persone poco pronte e brillanti). Alla scena hanno assistito una decina di persone. E così è scattata la denuncia, ancora non notificata al religioso.

“Non ne voglio parlare – ha detto all’Ansa – finchè non chiarirò tutto davanti al giudice. Ma io non ho esagerato, ho detto quello che pensavo, ho commentato quello che stava succedendo. I carabinieri non facevano il loro dovere, è semplice”. Aggiunge: “Io non faccio querele, io parlo in faccia alle persone. I militari devono capire perchè gli ho detto quelle cose. Vengono da me tutti i giorni, anche più volte. Li saluto e li ringrazio quando fanno il loro dovere, così come gli dico che sono dei besughi quando non lo fanno. Ma non ho mai detto volgarità”.

Don Vincenzo nella sua comunità accoglie 65 persone, gli “ultimi” della scala sociale. Un avamposto di solidarietà in una delle zone più “in” della città. Prete di frontiera, esempio vivente di misericordia “applicata”, assiste vagabondi, mendicanti e persino persone con problemi di salute mentale. Ha anche fondato una cooperativa che da lavoro ad una dozzina di persone finite sul lastrico, tra cui ex professionisti, artigiani, ma anche pregiudicati e sbandati.

“Adesso io finisco denunciato e sul giornale per un banale “besugo” – chiude – mentre altri mandano a quel paese il Presidente della Repubblica e non gli succede nulla. Qui siamo fuori di testa”.

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