Giudice: sì al congedo anche nei due mesi prima del parto per i papà

Pubblicato il 19 Novembre 2009 - 09:02 OLTRE 6 MESI FA

La sezione lavoro del Tribunale di Firenze ha emesso una sentenza destinata a cambiare la vita delle famiglie che aspettano un bambino: anche il padre potrà chiede cinque mesi di congedo di paternità due dei quali, se richiesto, anche precedenti alla nascita del figlio.

Fino ad ora infatti l’Inps riconosceva al padre la possibilità di restare a casa con l’80% dello stipendio per tre mesi successivi al parto della compagna. Secondo il giudice però questo tempo era troppo limitato: la legge infatti, deve dotare il padre di un diritto speculare a quello della madre.

Così se la lavoratrice può astenersi dal suo impiego per cinque mesi in base alla cosiddetta maternità obbligatoria, avrà diritto a farlo anche il padre. L’uomo potrà ottenere tutto il periodo se la madre è casalinga, è in malattia oppure è una lavoratrice autonoma che non usufruisce del diritto all’astensione, altrimenti prenderà un concedo che sommato a quello della compagna non può superare i cinque mesi.

Il giudice fiorentino ha riconosciuto inoltre la possibilità di “andare in paternità” anche da un mese o due precedenti alla presunta data del parto, e di conseguenza per i quattro o tre successivi. La decisione parte da un cambiamento di principio dettato anche dalla Corte Costituzionale: un tempo il periodo di maternità era pensato per salvaguardare la salute della madre mentre adesso si intende anche come tutela di quella del bambino. E allora il ruolo del padre diventa fondamentale, anche se si è ancora in fase di gestazione. Aiutare la compagna incinta nell’ultimo periodo della gravidanza vuol dire anche occuparsi del nascituro.

A chiedere la decisione del giudice fiorentino, in questo caso il presidente della sezione lavoro Giampaolo Muntoni, è stata una coppia in cui la donna, lavoratrice autonoma e vicepresidente della Cna fiorentina, ha avuto una malattia importante. «Il Testo unico delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità – spiegano i legali della coppia, Leonardo Marconi e Claudio Gardelli – dispone che il padre lavoratore ha diritto ad astenersi dal suo impiego per tutta la durata del congedo di maternità. Di fatto però, anche in base ad interpretazioni successive, non è stato mai riconosciuto fino in fondo. Figurarsi che se un uomo va all’Inps per esercitare il diritto di flessibilità troverà solo moduli in cui è previsto un periodo di paternità di tre mesi. E l’Inps non protocolla documenti che non siano suoi moduli».

Adesso quelle carte dovranno essere cambiate. La sentenza farà giurisprudenza, da ora in avanti sarà un’arma a disposizione di quelle famiglie che non si vedranno riconoscere i 5 mesi di paternità e varrà anche per chi nell’ultimo anno ha avuto un figlio, che ora potrà chiedere all’Inps di essere rimborsato per i mesi di congedo non goduti dal padre.