Hub gas, piano Mattei? Storia di una colonnina, nel suo piccolo infame

Italia Hub del gas tra Africa ed Europa, piano Mattei per la politica energetica? Storia di una colonnina per le ricariche elettriche, impiantata ad ottobre e da allora mai attivata, a far da spaventapasseri della transizione.

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Gennaio 2023 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA
hub gas

FOTO ANSA

Ideona e buonissimo proposito, ne son pieni i giornali, i Tg e pensieri e azioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni: fare dell’Italia un hub del gas. Ci si guadagna e ci si sta al caldo. Hub del gas, organizzare, impiantare strutture che facciano della penisola italiana l’articolato centro di raccolta e smistamento, importazione e vendita del gas che arriva. Dall’Africa ma non solo. Dall’Africa all’hub Italia e poi dall’hub Italia all’Europa. Al netto dei popoli e comitati che si dichiarerebbero vittime e cavie di tubi ed esalazioni, al netto di ogni angolo d’Italia che direbbe: perché qua, meglio più in là…Al netto di buona parte della realtà, quella per cui in Germania hanno appena messo in funzione il terzo rigassificatore mentre a Piombino siamo ancora a carissimo amico…Al netto della infinità capacità di battezzare il nulla, siamo davvero in grado di un “Piano Mattei” che non sia un titolo di giornale o l’intestazione di un…fascicolo senza adeguati?

Storia di una colonnina ricariche elettriche

Roma, anno 2022, fine estate, anzi già autunno. E’ ottobre e in un condominio ambizioso ci si chiede se sia il caso di dotare l’ampio cortile interno niente meno che di impianto (colonnine) per la ricarica elettrica di auto elettriche. Tentazione, scettiscismo. Si mescolano. Ma ecco che al mattino successivo, proprio al mattino successivo, lavori sul marciapiede e carreggiata antistanti, proprio antistanti, al numero civico del condominio. Che stanno a fa’, artro buco? No, stavolta stanno proprio bucando e scavano per mettere la colonnina, quella per le auto elettriche. Davanti casa, di pubblica iniziativa, con soldi pubblici, un servizio pubblico, una cosa utile. L’umore del condominio e della strada tutta è favorevole, al punto che nessuno lamenta i quattro posti auto, i quattro parcheggi auto che non ci sono più cancellati dallo spazio colonnina. E’ per una buona causa, tutti d’accordo. E siamo in una zona di Roma (quale però non lo è) dove il parcheggio è ricerca, determinazione, coraggio, fortuna, avventura…

Due settimane e…

Due settimane più o meno è la durata dello scavo più arrivo della colonnina (colonnine, sono alla vista due grandi e una più piccola). Lentini, anzi lenti ma in media, anzi positivamente fuori media con i tempi di uno scavo su pubblico suolo a Roma. Si poteva fare in due giorni ma a Roma non è escluso ci si potesse mettere due mesi, quindi benvenute colonnine e niente umarellate. Due settimane e poi quando arriva l’energia elettrica nelle colonnine, quando diventano per così dire vive?

Era ottobre ed è quasi febbraio

E le colonnine davanti a quel condominio sono ancora inerti, addormentate come morte in attesa del bacio di chissà quale principe azzurro sotto forma di appalto o programmazione aziendale o ministerial/regional/comunale autorizzazione con bollo tondo, tondissimo. Quattro mesi son passati e altro tempo passerà: le colonnine sono spente, non sono collegate a nulla che dia elettricità per ricariche. Stanno lì…A farsi compagnia con i relativi divieti di sosta che, comprensibilmente, rispettati per un po’ ora sono ignorati da tutti quelli che la strada la conoscono e ci vivono. Quattro mesi e chissà quanto ancora per collegarle le colonnine, quattro mesi e chissà quanto ancora con le colonnine a far da spaventapasseri.

Ma non per caso, ecco le utilità delle colonnine spaventapasseri

Prima utilità: l’azienda scava e pianta e lascia ha preso appalto, ha preso il suo. Il resto…”non le compete”. E comunque un po’ di soldi son girati. Non è questa la funzione e la missione della transizione energetica, far girare soldi e appalti?

Seconda utilità: le colonnine spaventapasseri vanno nel conteggio degli impianti programmati e realizzati. Hai visto mai qualcuno dovesse chiederci a che punto siamo e se siamo in grado? Ecco le carte: tot colonnine installate! 

Terza utilità: qualche funzionario o manager inserirà le colonnine mute inerti e vuote di energia nei risultati operativi del suo ufficio o team. Carriere e reputazione non ne soffriranno. E magari il format io le metto e mollo là le colonnine, poi si vede, diventa un metodo.

E quel che non compete

Non compete che le colonnine servano a qualcuno, qui e adesso. Infatti non funzionano e non hanno data programmata e nota di messa in funzione. Non compete che abbiano utilità pubblica, se non quella privata della catena degli appalti. Non compete che scavi, depositi, lavori e messa in funzione siano coordinati e coerenti. Non compete che la transizione energetica sia operativa in dimensioni e tempi di quanto si finge sia. 

Piccola colonnina…infame

Infame perché mostra ogni giorno e con tutta evidenza la disorganizzazione sistematica, il fastidio strutturale per la programmazione, l’irresponsabilità per così dire costituzionale e il comune valore dell’inutilità sociale produttiva di appalti e giro soldi. La transizione energetica? Quella piccola colonnina infame dice che per molta, tanta, troppa Italia la transizione, l’unica apprezzata e apprezzabile è quella dei soldi pubblici (italiani o europei che siano) dai fondi pubblici appunto ai portafogli privati. Hub gas, piano Mattei? Quando le collegano alla rete elettrica le colonnine spaventapasseri in quella via di Roma? La risposta esatta è un grande Big Boh.