Ilva, schiaffo del Gip: bocciato piano risanamento, e niente produzione minima

Pubblicato il 26 Settembre 2012 - 15:24| Aggiornato il 27 Settembre 2012 OLTRE 6 MESI FA

TARANTO – L’Ilva non riaprirà finché non sarà risanata, nemmeno per una produzione minima, e il piano dell’azienda per un risanamento immediato non può avvenire: sono due no, due schiaffi quelli che il Gip di Taranto Patrizia Todisco ha dato all’Ilva nel provvedimento depositato dal giudice in cancelleria. ”Il nostro programma di interventi era serio e responsabile. E’ stato giudicato viceversa sconcertante. Il che mi sorprende”, ha detto il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante che sostiene che dal punto di vista dell’occupazione potrebbe cambiare qualcosa. Ci saranno ripercussioni per l’occupazione all’Ilva? ”No -dice – Noi avevamo previsto il fermo dell’altoforno 1 senza ripercussioni sui livelli occupazionali. Naturalmente se ci verrà chiesto di intervenire sull’altoforno 5 lo scenario cambierà completamente, ma cambierà completamente non soltanto per noi”.

La decisione tanto paventata dalle istituzioni e dall’Ilva è quindi arrivata. Il gip di Taranto patrizia Todisco ha detto no al piano formulato dall’Ilva di interventi immediati per il risanamento degli impianti inquinanti. No anche al mantenimento di un minimo di produzione chiesto dall’azienda. No al piano da 400 milioni di euro presentato da Bruno Ferrante nei giorni scorsi. In giornata il gip emetterà un altro dispositivo riguardante le tre richieste di revoca della custodia cautelare per Emilio e Nicola riva e Capogrosso.

“Con amarezza dobbiamo rilevare che nel piano, ilva si impegnava ad effettuare lavori per risanamento che in realtà erano già negli atti di intesa del 2003-2004, evidentemente non rispettati”, hanno scritto i pubblici ministeri nelle cinque pagine di parere negativo al piano di ilva.”Non c’è spazio per proposte al ribasso da parte dell’Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme” da stanziare. E’ scritto nel provvedimento di Patrizia Todisco.

“I beni in gioco, salute, vita e ambiente e anche il diritto a un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole per la salute di alcun essere umano, lavoratore compreso, non ammettono mercanteggiamento”.

Il Piano di investimenti immediati redatto dall’Ilva è stato consegnato il 18 settembre scorso dal presidente dell’azienda, Bruno Ferrante, in procura.Il Piano non è piaciuto da subito: non convinse neppure i sindacati, che già il 18 settembre all’uscita dall’incontro con Ferrante che glielo aveva presentato, giudicarono “inadeguate” le risposte dell’azienda rispetto alle indicazioni operative già allora formulate dalla Procura.

Poi, il Piano non è piaciuto agli ingegneri-custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, che il 20 settembre si espressero per una bocciatura sostanziale in un documento contenente una relazione tecnica e consegnato al procuratore di Taranto, Franco Sebastio, e ai pm che si occupano dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva. Il giorno dopo giunse il ‘no’ della procura sia al Piano sia alla richiesta aziendale di mantenere una capacità produttiva minima per tenere in equilibrio la tutela dell’ambiente e del lavoro.

“Avevamo formulato una parere che almeno al momento ha trovato accoglimento”. E’ il primo commento del procuratore di Taranto, Franco Sebastio, alla decisione del gip Patrizia Todisco di rigettare le richieste avanzate dall’Ilva sulla prosecuzione dell’attività produttiva e il conseguente piano di investimenti immediati per risanare gli impianti dell’area a caldo sequestrati il 26 luglio perchè inquinanti. Nel decreto odierno il gip fa proprie gran parte del parere negativo espresso dalla Procura sulle richieste aziendali e le indicazioni date dal tribunale del riesame nell’agosto scorso.

Il piano consegnato dall’azienda prevede un impegno finanziario di 400 milioni di euro, 146 dei quali già impegnati per interventi in corso o programmati. Troppo poco, sembra a tutti coloro che si sono espressi negativamente. Troppo scarsi gli investimenti previsti soprattutto rispetto alla direttiva consegnata poche ore prima, la sera del 17 settembre, dai custodi giudiziari all’azienda, nella quale si indicavano dettagliatamente tutti gli interventi da eseguire per risanare l’area a caldo del Siderurgico.

Gli interventi previsti dall’azienda nel Piano avrebbero una durata variabile da un anno, per i più semplici, a quattro anni per quelli più complessi. La vera novità del Piano aziendale riguarda i parchi minerali, per i quali l’Ilva ha affidato uno studio finalizzato ad un progetto di copertura dell’area (70 ettari). Ma il no del gip ha vanificato tutto. La notizia è stata accolta con forte preoccupazione dagli operai che da ieri sera stavano protestando salendo sugli altiforni e ora annunciano anche lo sciopero della fame.