“Se Jobs fosse nato a Napoli?”: blog di Menna è record clic su Facebook

Pubblicato il 10 Ottobre 2011 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perché stanno sempre insieme”. Un ipotetico Stefano Lavori a Napoli non avrebbe mai fondato la Apple. La storia che ha spopolato su Facebook è raccontata da Antonio Menna. Il giornalista, che si autodefinisce un “precario dell’informazione”, racconta una storia di “fantasia”, che invece descrive una (triste) realtà. Il risultato è 130 mila visualizzazioni del suo blog in un giorno, contro le 100-150 visite quotidiane., come a spiegato Menna al Corriere della Sera.

Mentre le idee di Steve Jobs sono divenute una società che ha guadagnato miliardi, le idee di un giovane Stefano Lavori sono destinate a rimanere in un cassetto. E forse non troverebbero posto neanche in quello. Il finale della storia di Lavori non è dei migliori: schiacciato dai debiti, tra soldi dovuti allo Stato e alla camorra, il consiglio del padre è uno solo: “Guaglio’, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.

Menna non si aspettava un successo del genere, ma ha toccato un punto dolente per i giovani italiani, raccontando la storia che tutti conoscono. Non c’è spazio tra burocrazia e mafia per i giovani che hanno idee e vogliono affacciarsi al mondo del lavoro. In tanti si sono riconosciuti nella “fiaba amara” di Menna, che ha detto: “Non era mia intenzione confrontare la Campania con la California, né due epoche storiche lontane”. Il suo scopo era solo provocare e c’è riuscito.

“Sono partito da quello che conosco, la realtà napoletana, dove la corruzione, la criminalità organizzata, la lentezza della burocrazia e le difficoltà di accesso al credito rendono molto difficile mettere in gioco il proprio talento. In questo scenario, l’invito di Steve Jobs ai giovani di Stanford “Siate affamati, siate folli” mi suona strano, impossibile da seguire. E in molti, da tutta Italia, mi hanno scritto per dire che anche in altre città succede lo stesso”, ha spiegato Menna.

Molti i commenti su Facebook che testimoniano quanto questa “fiaba amara” rappresenta i giovani, non solo di Napoli ma di tutta l’Italia. Tra chi invoca la fuga dei cervelli e chi sostiene che sia necessario rimanere per cambiare il paese, Menna ha scelto di restare e scuotere con  la sua provocazione: “Non credo di essere un talento, sono solo un giornalista e provo a scrivere libri. Ma certo, per la realtà in cui sono nato ho pagato un prezzo più alto di altri. E in fondo, se valgo o no, non sono mai stato in grado neppure di sperimentarlo”.