La truffa dell’auto di Angelina Jolie, un uomo ci casca e paga 50mila euro per nulla

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Gennaio 2024 - 10:02
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Foto Ansa

I casi di truffa informatica sono in aumento in tutta Italia e ora spunta anche il caso di una persona che ha pagato 50mila euro pensando di aver comprato un’auto direttamente da Angelina Jolie. E’ successo a La Spezia. “E’ il caso di un uomo sulla quarantina, che ha iniziato a chattare tramite Facebook con un sedicente profilo dell’attrice americana, che a un certo punto ha proposto di vendergli la propria autovettura, mandando anche un video dell’imbarco sulla nave che l’avrebbe recapitata in Italia. Ovviamente si trattava di una truffa” spiega Alessandro De Nanni della Polizia Postale, che in questi giorni sta organizzando un tour informativo rivolto alla cittadinanza, dalle scuole ai centri per anziani.

Truffa, non solo il caso dell’auto di Angelina Jolie

“Il crimine informatico si va specializzando ed è in continua evoluzione – spiega -. Dal classico messaggino telefonico che invita a cliccare su un link bancario e a inserire i dati del proprio conto, che vengono poi rubati informaticamente, fino allo spoofing, ovvero un sistema che permette di clonare un numero di telefono conosciuto, per esempio quello della questura, per spingere l’ignara vittima a fidarsi dell’interlocutore”.

Si segnalano sempre più casi di truffe legati al trading finanziario

“Si parte con piccoli investimenti da 150-200 euro – spiega De Nanni – e poi si convince la vittima ad aumentare l’impegno mostrando attraverso delle app create ad arte i fantomatici guadagni che vengono accumulati. Di solito la truffa diventa palese nel momento in cui l’utente chiede di poter prelevare. Ci può cascare chiunque, a noi è capitato anche direttore di banca in pensione”. Alle spalle ci può essere la criminalità organizzata. “È assodato tramite indagini e anche il procuratore Nicola Gratteri ha spiegato nel suo ultimo libro dell’attenzione della Ndrangheta a questo tipo di attività. Si sfrutta una sorta di mutamento antropologico se è vero che passiamo in media 7 ore al giorno di fronte a un dispositivo elettronico”.