Lasciare una figlia di 16 mesi a morire di fame e di sete: i sei giorni di una mamma

Una mamma, l'accusa è di omicidio volontario aggravato da futili motivi: per sei giorni lasciata sola in casa la figlia di 16 mesi, lasciata a morire di fame e di sete.

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Luglio 2022 - 09:26 OLTRE 6 MESI FA
Lasciare una figlia di 16 mesi a morire di fame e di sete: i sei giorni di una mamma

Lasciare una figlia di 16 mesi a morire di fame e di sete: i sei giorni di una mamma FOTO ARCHIVIO ANSA

Una mamma, l’accusano di omicidio volontario, per di più aggravato da futili motivi. Questi i termini che usa la legge. Difficile, molto difficile trovare i termini, le parole da usare in termini di umanità. Una mamma, 37 anni, secondo la ricostruzione dei fatti offerta da chi indaga ha dato vita e corpo all’incredibile, all’insondabile. Aveva una figlia, una figlia di 16 mesi. L’ha volutamente lasciata sola in casa, per sei giorni filati. Lasciata sola in casa una bambina di 16 mesi, sola a morire di fame e di sete. Nei sei giorni la mamma ha visto gente, effettuato spostamenti, raggiunto il compagno (non il padre della bimba). Raccontano gli inquirenti alle cronache che avrebbe detto qualcosa del tipo: sapevo che poteva finire male. 

I sei giorni di una mamma

Oltre ogni possibilità di immaginazione la mente di questa donna in quei sei giorni. Incoscienza è parola troppo piccola, assolutamente inadeguata. Anaffettività totale suona addirittura come generoso alibi. Follia è parola gentile, sproporzionatamente gentile. Crudeltà è concetto non incongruo ma troppo stretto. Una madre che lascia per sei giorni sola in casa la figlia a morire di fame e di sete è vicenda che non trova parole per essere narrata e definita. Sei giorni, un tempo lunghissimo che questa donna ha vissuto comportandosi come se sua figlia non esistesse. Anzi, come se quella bambina fosse cosa, cosa e non essere umano, da cancellare. Ma neanche l’infanticidio è parola che riesce a narrare l’accaduto, anzi non l’accaduto, perché quel che è successo è stata una scelta, una cosa voluta o comunque messa in conto. Lasciare una figlia sola per sei giorni in casa a morire di fame e di sete non è infanticidio, è qualcosa che deborda, esonda perfino dall’idea e dall’atto di uccidere la bambina.

I sei giorni della bambina

Sedici mesi, abbastanza per percepire, capire di essere stata abbandonata, abbandonata e consegnata alla morte. Per quella bambina la morte inferta nella maniera terribile, morire di stenti, una morte che arriva dopo una lunga e feroce tortura. Non solo le parole che mancano, anche la mente di ciascuno di noi si perde nella vertigine dell’osare pensare quel che ha dovuto soffrire e pensare quella bambina torturata fino alla morte dalla fame e dalla sete, tortura cui l’aveva consegnata la donna che l’aveva messa al mondo.