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Marco D’Aniello morto alla stazione di Napoli aspettando un’ambulanza. Le telefonate al 118

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La stazione centrale di Napoli

NAPOLI – “Se è morto allora non serviamo più”. Così, al telefono, uno degli operatori del 118 risponde alla richiesta di soccorso pervenuta dagli uomini della vigilanza in servizio alla Stazione centrale di Napoli lo scorso 3 agosto dopo il malore di Marco D’Aniello, un uomo di 42 anni di Pompei (Napoli) che si era accasciato sulla banchina ferroviaria.

Sul Corriere.it l’audio delle otto telefonate choc di cui riferisce oggi il Corriere del Mezzogiorno. L’uomo, come riferito dal quotidiano, era talassemico. La morte dopo una trentina di minuti, per emorragia, prima che arrivasse l’ambulanza. “Ci serve un’ambulanza, urgentemente! Urgentemente! Noi abbiamo questa persona a terra che sta emettendo litri e litri di sangue”, diceva una delle persone che disperatamente chiedeva soccorso.

Secondo un’indagine interna dell’Asl Napoli 1, un mezzo di soccorso disponibile in zona c’era ma non era stato inviato. Gli operatori del 118 in servizio quella sera sono stati temporaneamente sospesi. A chiedere, inutilmente, aiuto, in quei tragici momenti furono le guardie giurate, la Polfer e un passante.

Questo un estratto di una chiamata al 118.

Con il passare dei minuti a quanti già hanno chiesto aiuto si aggiunge la voce di un passante. Le conversazioni che pubblichiamo assumono toni surreali e, ascoltate oggi con la consapevolezza che in quei frangenti l’ambulanza di Scampia era libera (come affermato dalla Asl), le risposte appaiono inspiegabili.

Passante: «Ambulanza?».
Operatore: «Sì».
Passante: «Eh, sentite ma c’è un signore che sta vomitando sangue a Napoli Centrale, la stazione. Lo stanno facendo morire qui a terra. Io penso che già è morto anche…».
Operatore: «Ah, quindi non serve più l’ambulanza…?».
Passante: «No, come non serve più?».
Operatore: «Lei ha detto che è morto».
Passante: «Noo, non lo sappiamo ancora. È a terra, ricoperto di sangue. Come non serve più?» (…)

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