Mariastella Giorlandino: “Sono scappata per colpa di mio fratello”

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Giugno 2014 - 17:46 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Sono scappata per colpa di mio fratello“. A raccontarlo è Mariastella Giorlandino, la manager romana titolare degli Artemisia Lab sparita nel nulla per tre giorni e poi ritrovata a Pompei, dove era andata a cercare “pace e serenità”. Era fuggita dai problemi, dalle ansie sul lavoro e dalle liti col fratello e, assicura, non c’era nessuna cartomante a consigliarla. “Ho dormito con i barboni alla stazione di Napoli, sono gli unici che mi sono stati vicino. Poi sono andata a Salerno, ho trovato ospitalità da una signora che mi ha affittato una stanza, e a Pompei, a pregare al santuario”. 

Al suo avvocato, Stefano Maranella, ha detto: “Volevo tornare nei luoghi dove mi portava mio padre. Dovevo ritrovare la forza per combattere”. Quanto al fratello, il noto ginecologo Claudio Giorlandino, lady sanità si è sfogata: “Gli voglio bene, anche se con me si è comportato male. E per ora non mi ha fatto nemmeno una telefonata”. Lui ha replicato a distanza:

“Io sono qui, non le serbo rancore per le decine di azioni giudiziarie e lesive mosse dal marito contro di me e contro il mio gruppo Altamedica. Non la vedo e non la sento da tre anni, ma sono felice che stia bene e so che è una persona priva di ogni malizia. Sappia che, se ha bisogno di qualsiasi cosa, per lei e per mio nipote io ci sono oggi, come sempre ci sono stato in passato. Ma la metto anche in guardia dai cattivi consiglieri”.

Proprio sui conflitti famigliari si erano indirizzati gli investigatori, a partire dalla spartizione del gruppo Artemisia nel 2011, dalla battaglia a colpi di denunce ed esposti presentati sia dal fratello che dalla stessa Giorlandino. Ora vogliono vederci chiaro per capire se il caso possa essere archiviato con il lieto fine del ritrovamento o se alle spalle della donna ci sia stato qualche movimento di rilevanza penale. Ma a giudicare dalle sue prime confidenze sembrerebbe di no, anche se sono parecchie le stravaganze del caso. Come il segno che lei stessa ha riconosciuto nella basilica di Pompei: “Fra le 12 stelle del dipinto c’è una “m” – ha confessato –  e ho pensato al mio nome, come se fosse la risposta a una mia preghiera per chiedere aiuto”. Particolare che aveva fatto temere che la donna fosse vittima del raggiro di qualche cartomante. Quei “cattivi consiglieri” a cui alluderebbe anche il fratello.