FROSINONE – Mario Castagnacci, il 27enne fermato per l’omicidio di Emanuele Morganti avvenuto venerdì notte all’esterno del locale Miro Music Club ad Alatri, era stato fermato a Roma giovedì 23 marzo perché trovato in possesso di centinaia di dosi di droga ma fu rilasciato il mattino successivo, ovvero venerdì 24 marzo. La notte poi avvenne ad Alatri il terribile pestaggio di Emanuele.
Il gip, convalidando l’arresto per Castagnacci e altri tre complici, riconobbe la tesi difensiva del “consumo di gruppo” che portò alla scarcerazione.
Ecco l’articolo riportato sulle pagine del quotidiano Ciociaria Oggi:
È giovedì sera, a Roma, quando Mario Castagnacci viene arrestato. Ad eseguire l’arresto sono i carabinieri di Roma San Pietro. L’uomo, che da tempo vive nella Capitale, è bloccato durante un’operazione antidroga. Con lui vengono arrestati anche tre coinquilini. Ai quattro i carabinieri trovano cocaina, crack e hashish nelle rispettive stanze. Terminata la perquisizione scattano gli arresti. A tempo di record viene effettuata una perizia sulla sostanza stupefacente. Al ciociaro viene contestato il possesso di cocaina, pura al 97%, e di hashish al 75%.
L’indomani mattina i quattro vengono portati davanti al giudice che convalida il provvedimento. Le difese fanno leva sul consumo di gruppo che i quattro potevano permettersi vista la loro capacità economica, essendo tutti benestanti e titolari di un contratto di lavoro. Una tesi che alla fine paga con i quattro che vengono scarcerati senza obblighi. In attesa che venga celebrato il processo possono tornare liberi. Castagnacci a quel punto decide di far rientro in Ciociaria (…).”
Mario Castagnacci era conosciutissimo ad Alatri. Piccoli episodi di spaccio, scrive Camilla Mozzetti sul Messaggero,
conosciuti anche dalle autorità locali, che lo hanno fatto entrare e uscire dal carcere negli anni passati, gli hanno fatto acquistare la nomea in paese di spacciatore. “Un delinquentello – spiegava ieri Sergio, un residente della piccola città, in piazza Santa Maria Maggiore – che ha ripreso dal padre Franco”.
La sua famiglia da generazione è conosciuta nella cittadina del frusinate con il soprannome Bellarmi. L’origine di questo appellativo nessuno lo sa spiegare con precisione, ma di fatto non lascia presagire nulla di buono. Papà Franco, anche lui secondo quanto raccontano i residenti di Alatri, aveva avuto precedenti con la droga.