Massimiliano Addario, assolto il poliziotto accusato di aver calpestato una manifestante a Roma

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Novembre 2019 - 17:06 OLTRE 6 MESI FA
Massimiliano Addario, assolto il poliziotto accusato di aver calpestato una manifestante

Il momento in cui il poliziotto calpesta la manifestante riversa a terra (Foto repertorio Ansa)

ROMA – È stato assolto “perché il fatto non sussiste”, Massimiliano Addario, il poliziotto immortalato in un video mentre calpestava una manifestante a terra durante un corteo per la casa, svoltosi nell’aprile 2014 a Roma. La sentenza è stata pronunciata dai giudici della decima sezione del tribunale penale di Roma.

Addario, sovrintendente della Polizia di Stato, in forza al Nucleo Artificieri Antisabotaggio della Questura di Roma, era accusato di avere provocato lesioni a una ragazza, salendole di peso sul ventre mentre si trovava riversa a terra e sottoposta al controllo di altri appartenenti alla Polizia di Stato. La ragazza subì lesioni giudicate guaribili in dieci giorni. Al poliziotto era stata contestata anche l’aggravante della minorata difesa, l’abuso di poteri nonché la violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione rivestita. Il video e le foto di quell’istante fecero il giro del web.

Due giorni dopo i fatti, Addario si presentò in Questura spiegando di essere lui l’uomo ritratto in quelle immagini. “Pensavo di aver calpestato uno zainetto abbandonato in strada – disse – non ho visto la persona. Stavo guardando in aria per controllare che nella nostra direzione non stessero arrivando bombe carta, e non ho visto la manifestante”, così giustificò ai suoi colleghi l’accaduto.

“Sono soddisfatto dell’esito del processo – ha detto il suo avvocato difensore Eugenio Pini – Oggi si chiude una vicenda ingiustamente finita agli onori della cronaca; oggi abbiamo dimostrato che l’attività compiuta dal mio assistito è stata legittima. Lo sguardo non può non tornare a quei giorni nel quale il mio assistito si trovò ad affrontare una situazione complessa e questa sentenza gli restituisce la dignità professionale e personale che merita”.

Fonte: Ansa