Massimiliano Querci, due giorni su una barella e poi muore. Dramma ad Albano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2013 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA
Massimiliano Querci, due giorni su una barella e poi muore. Dramma ad Albano

Massimiliano Querci, due giorni su una barella e poi muore. Dramma ad Albano

ROMA – Morto dopo essere stato abbandonato sulla barella del Pronto soccorso per due giorni in attesa di un accertamento. È successo il 5 novembre scorso all’ospedale San Giuseppe di Albano.

Racconta Giulio De Santis sul Corriere della Sera:

Massimiliano Querci, 42 anni, viene ricoverato d’urgenza alle 11 del 3 novembre. Da quel momento viene lasciato su una lettiga e solo dopo due giorni lo sottopongono al primo controllo, che accerta una pancreatite acuta. I medici ne dispongono il trasportato nella casa di cura «Nuova Itor» di Roma, dove però muore quattro ore dopo l’arrivo (…)

LEGGI ANCHE: Roma. Anziana con ictus resta 15 ore su barella: “Non ci sono letti”

Gli ultimi due giorni di vita dell’uomo, da tempo alle prese con il vizio dell’alcool, cominciano alle 6 del 3 novembre, quando viene condotto con l’ambulanza al «San Giuseppe» dopo aver avvertito forti dolori all’addome. Alle otto e mezza Querci viene dimesso. Tuttavia il rientro a casa dura meno di un’ora: alle 10 i familiari devono chiedere di nuovo l’intervento dell’ambulanza perché in quel breve frangente le condizioni di Massimiliano sono peggiorate. Entra per la seconda volta al Pronto soccorso alle 11 e viene sistemato su una lettiga.

Da quel momento, come scrive nella denuncia l’avvocato Petrongolo, passano più di 24 ore prima che al paziente sia rilevata la pressione e il battito cardiaco: succede alle 17 e 51 del 4 novembre. Dopo quegli esami di routine, Querci ritorna sulla sua barella fino al mattino del 5 novembre, quando i medici chiedano gli esami di laboratorio. Dopo la diagnosi di pancreatite viene disposto il trasporto d’urgenza nella clinica, dove il paziente arriva in condizioni disperate e muore dopo quattro ore. Sulla decisione di portare l’uomo nella Capitale, Petrongolo apre un altro interrogativo: «Sono stati impiegati 45 minuti per il trasferimento – rileva il legale –. Perché non portarlo in una struttura più vicina?».