MILANO – Né smartphone né tablet saranno permessi in aula il prossimo 3 luglio per il primo giorno di processo a Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. Un processo blindato a cui prenderanno parte anche giornalisti dall’estero e la decisione per la presenza di telecamere in aula spetta alla Corte d’Assise.
Giuliana Ubbiali sul Corriere della Sera scrive che in tribunale fervono i preparativi per il processo, che secondo la presidente della Corte nonostante il forte clamore mediatico della scomparsa di Yara rimane un fatto privato. La famiglia di Yara e il procuratore non vogliono le telecamere, ma i legali di Bossetti invece vogliono che il processo sia pubblico:
“In ogni caso l’ultima parola spetta alla presidente, che potrebbe autorizzare la ripresa anche parziale del processo. Allora che cosa succederà il 3 luglio? Cameramen e fotografi resteranno fuori dall’aula in attesa della decisione. In via informale, due parti hanno già detto no e una sì. La pm è contraria per evitare che in tv finiscano dettagli e retroscena forti sull’omicidio. Nemmeno la famiglia di Yara gradisce telecamere e obiettivi puntati addosso, come da sempre nel suo stile. Solo due volte, Maura e Fulvio insieme, e poi Maura da sola, avevano lanciato un appello per scoprire la verità. L’avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, invece, in un’intervista al Corriere ha detto di volere che «il dibattimento sia più pubblico possibile»”.
Sia cittadini che stampa, spiega la Ubbiali, possono assistere al processo e il tribunale si sta attrezzando:
“È tramontata l’ipotesi di mettere a disposizione l’aula 1, lì accanto, con un collegamento video. «Sarebbe stato un surrogato del processo, che si può ben capire e seguire solo direttamente — spiega Dell’Osso —. Si è quindi preferito allestire l’aula della Corte d’Assise nel modo migliore per accogliere cittadini e giornalisti. Certo, può accadere che non ci sia posto per tutti». La prima udienza sarà la prova del nove per capire se l’organizzazione regge. Qualche contromossa è stata studiata. Una volta sbarrato, il corridoio fuori dall’aula potrebbe ospitare altri posti a sedere.
In ogni caso, il processo sarà blindato con carabinieri e polizia a presidiare le udienze e i corridoi. Prima di entrare in aula si dovrà superare un doppio controllo. Il solito, all’ingresso del palazzo di giustizia, passando borse, cinture, occhiali e orologi sul nastro traportatore, e superando il metal detector. E poi un secondo analogo in corridoio. Non solo. Si va verso «il sequestro» di cellulari, iPhone e iPad: andranno depositati, imbustati e ritirati consegnando la ricevuta”.