Massimo Giuseppe Bossetti, il questore: “Potrebbe non aver agito da solo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Giugno 2014 - 18:54| Aggiornato il 18 Giugno 2014 OLTRE 6 MESI FA
"Massimo Giuseppe Bossetti forse non uccise Yara da solo": ipotesi del questore

Massimo Giuseppe Bossetti

BERGAMO – Massimo Giuseppe Bossetti potrebbe non aver agito da solo il 26 novembre del 2010 quando, secondo l’accusa, avrebbe ucciso la tredicenne Yara Gambirasio: è quanto ha detto il questore di Bergamo, Fortunato Finolli.

“Ci sono accertamenti da svolgere per capire se Bossetti abbia agito da solo o meno. I tempi degli accertamenti non sono quelli della stampa. Il caso dal punto di vista giudiziario non è chiuso, dobbiamo attualizzare la presenza della persona a quattro anni fa”.

Dopo il fermo del muratore di 44 anni, padre di tre figli, emergono nuovi particolari sull’omicidio di Yara. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la ragazzina ricevette tre colpi alla testa e diverse coltellate in diverse parti del corpo (gola, torace, schiena, polsi e arti) e fu abbandonata agonizzante in un campo isolato, dove poi morì anche per il freddo.

Per il questore di Bergamo il caso di Yara ”non può considerarsi chiuso fino a quando non interverrà una sentenza”. Il questore ha spiegato che vi sono ”numerosi altri accertamenti da svolgere” sulla posizione di Bossetti per capire se abbia agito da solo o se qualcuno sapesse qualcosa e non l’avesse rivelato per complicità. La madre poteva sapere? Gli è stato chiesto: ”Per i congiunti il favoreggiamento non esiste”, ha tagliato corto il questore.

Nel provvedimento il pubblico ministero ricostruisce sinteticamente lo svolgimento delle indagini, dalla denuncia della scomparsa di Yara, il 27 novembre 2010, al ritrovamento del corpo, il 26 febbraio 2011, fino agli ultimi sviluppi. Spiega, tra l’altro, che il telefono della ragazza era stato usato fino alle 18.49 del 26 novembre, quando ricevette il messaggio di un’amica, e che poi fu spento. Quest’ultimo messaggio aveva agganciato la cella di Mapello, via Natta.

Gli accertamenti medico-legali hanno fissato la morte tra le 19 e le 24 di quello stesso 26 novembre 2010: “La morte era da ricondurre agli effetti concausali dell’ipotermia e delle lesioni da arma bianca e contusiva”.

Infatti,

“il cadavere presentava segni di lesività contusiva al capo e segni di almeno otto lesioni da taglio e una da punta e taglio in varie parti del corpo. Molto probabilmente il corpo di Yara Gambirasio era rimasto nel campo di Chignolo d’Isola dal momento della sua morte, avvenuta poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento”.

Il pubblico ministero ha elencato gli elementi che hanno contribuito a individuare Bossetti, che fa il muratore, come il presunto assassino, a cominciare dalle “polveri riconducibili a calce” ritrovate “sul corpo e sugli indumenti, nonché a livello dell’albero bronchiale” di Yara, “possibile espressione di contaminazione da parte di materiali utilizzati solitamente, anche se non esclusivamente, nell’attività edilizia”.

Si parla poi del profilo genetico maschile (indicato come “ignoto 1”) isolato sugli slip e sui leggins della ragazza: un elemento “assolutamente valido per comparazioni con potenziali sospetti a scopo identificativo”. Una traccia lasciata verosimilmente dall’assassino perché isolata “in un’area attigua ad un margine dell’indumento che era stato reciso con un’arma da taglio affilata”.

Per il pm è quindi “del tutto logico supporre che tale evidenza potesse essere contestualizzata con l’aggressione subita”. Il magistrato spiega quindi che l’analisi dei tabulati di cella relativi al 26 novembre 2010 è proseguita “cercando di individuare soggetti presenti in quell’area nelle ore di interesse, che svolgessero professionalmente attività edilizia”. Ed è in questo contesto che è emersa l’utenza intestata a Bossetti, che ha agganciato “alle 17.45 la cella di via Natta a Mapello. Successivamente quell’utenza non faceva più comunicazioni fino alle 7.34 del mattino successivo”.

Sulla base di queste “acquisizioni”, cosi come fatto “per migliaia di posizioni nell’ambito dell’indagine”, un campione di sostanza organica di Bossetti è stato acquisito (“in occasione di un mirato controllo della circolazione stradale”) e fatto analizzare presso i laboratori dell’Università di Pavia. “La comparazione tra il profilo estratto dal campione così ottenuto e quello repertato sugli indumenti di Yara Gambirasio – conclude il pm – consentiva di stabilirne con sostanziale assoluta certezza la compatibilità”.

Massimo Giuseppe Bossetti è stato sottoposto a fermo per il pericolo che potesse fuggire.