Maxi riciclaggio Fastweb: chiesti 7 anni per Scaglia e 16 per Mokbel

Pubblicato il 15 Febbraio 2013 - 19:18| Aggiornato il 4 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Sette anni al fondatore di Fastweb Silvio Scaglia, 16 anni all’imprenditore Gennaro Mobkel. Sono due delle venticinque condanne richieste dalla procura a Roma a conclusione della requisitoria del processo per un presunto maxiriciclaggio da due miliardi di euro. 

Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Francesca Passaniti, Giovanni Bombardieri e Giovanni Di Leo, titolari del procedimento, contestano agli imputati, a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata finalizzata al riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, l’evasione fiscale, il reinvestimento di proventi illeciti e delitti contro la pubblica amministrazione.

Tra le condanne richiesta quella a 7 anni di reclusione per l’ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli. Sollecitata, inoltra, una pena a 9 anni per la moglie di Mokbel, Giorgia Ricci e a 9 anni per l’ex ufficiale della Guardia di Finanza, Luca Berriola. Per Carlo Focarelli, descritto dalla accusa come una delle menti del maxiriciclaggio, la Procura ha chiesto una condanna a 14 anni.

L’accusa: “Frode colossale”.  Una ”frode colossale” che è durata oltre 10 anni in cui ”tutto è stato costruito a tavolino” e andava avanti da oltre dieci anni ”passando sopra il destino delle aziende coinvolte ed aprendo e chiudendo società a seconda del bisogno”. Sono le tesi del pm Giovanni Bombardieri, espresse nelle conclusioni della requisitoria, durata quattro udienze, del processo.  Riferendosi all’attività messa in atto dall’imprenditore Gennaro Mokbel e dal consulente Carlo Facorelli, il pm ha aggiunto che le loro ”ruberie in danno dello Stato hanno superato ogni ostacolo”. 

La difesa di Scaglia: “Due anni e zero prove”. ‘Nel corso di questi due anni di processo non è emersa nessuna prova documentale né testimonianza diretta od indiretta che coinvolga l’ing. Silvio Scaglia nei presunti capi di accusa. Anzi il quadro probatorio dà una chiara indicazione che l’azienda ed i vertici stessi siano stati raggirati”. Lo affermano gli avvocati di Carlo Federico Grosso e Antonio Fiorella, difensori di Silvio Scaglia.

”Sia Phuncard che Traffico telefonico – commentano i legali dell’ing. Silvio Scaglia – apparivano operazioni assolutamente esistenti agli occhi delle società telefoniche ed erano sicuramente in linea con il business del mercato a livello internazionale. Infatti le carte telefoniche sono state utilizzate e commercializzate  e il traffico telefonico regolarmente registrato”.