Amanda negli Usa. Famiglia Mez: “Vogliamo la verità, pronto il ricorso”

Pubblicato il 4 Ottobre 2011 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA

PERUGIA – Amanda Knox è partita per gli Stati Uniti alle 12.05, dopo la sentenza di assoluzione per l’omicidio di Meredith Kercher. In America l’aspettano gli amici che hanno sempre sostenuto la sua innocenza. Intanto i familiari di Meredith Kercher hanno dichiarato di “non capire un verdetto rovesciato” e preparano il ricorso in Cassazione.

L’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio della studentessa inglese è una doccia gelata. La famiglia di Meredith vuole giustizia e attende i 90 giorni dal deposito della sentenza per “avere chiaro il motivo della decisione” della corte. I pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi annunciano il ricorso in Cassazione. Intanto Amanda Knox sta partendo per Seattle con la sua famiglia.

Difficile per Arline, la madre di Meredith, e tutta la famiglia parlare di perdono. Con l’assoluzione degli imputati non c’è ancora un colpevole da perdonare. Arline Kercher ha comunque dichiarato: “Non ho alcunché di personale con lei. A me non interessa se Amanda fa il suo show. Comunque mia figlia non tornerà a casa”. Il fratello Lyle invece si augura che la giustizia farà uscire la verità.

I pm che sin dall’inizio hanno coordinato le indagini della polizia non sono d’accordo con la sentenza. La Comodi ha dichiarato: “Non condivido per niente la sentenza, neanche la condanna per calunnia che contraddice in modo clamoroso l’assoluzione per l’omicidio. È una sentenza che non fa giustizia”.

Mignini continua a sostenere l’impianto accusatorio e spiega: “C’è stata una condanna pesantissima alla Knox per la calunnia. Perché lo ha accusato? Non si sa. – e aggiunge – La sentenza di questa sera è errata e contraddittoria. C’è una pronuncia di primo grado che condannava gli imputati e ora ce ne è una d’appello che li assolve. Sarà la Cassazione a stabilire chi ha ragione”.

Amanda Knox è tornata in America con una partenza “blindata”. E’ rimasta oltre due ore e mezzo all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino prima di imbarcarsi sul volo per Londra, da cui proseguirà per Seattle.  Alla fine, quando ha imboccato il tunnel di imbarco, ha sorriso a più riprese finalmente felice: per lei, dopo quattro anni, l’incubo è finito. Amanda si è stretta in un abbraccio al funzionario dell’Ambasciata Usa a Roma, che l’aveva accompagnata e assistita durante le pratiche burocratiche in aeroporto, e ha ringraziato il dirigente di Zona della Polizia di frontiera, Antonio Del Greco, che ha ”protetto” la sua privacy depistando giornalisti, cameraman e fotografi che fin dall’alba stazionavano davanti alle aerostazioni dello scalo romano.

Amanda, dopo le pratiche burocratiche relative al suo passaporto, ha atteso l’ora dell’imbarco nella saletta vip dove ha abbracciato i familiari, ha parlato a lungo al telefono cellulare, e si è limitata a bere un succo di frutta e acqua minerale. Quando è uscita dalla saletta, sorvegliata da alcuni agenti, tutti i passeggeri del volo BA 553 si erano già imbarcati. Lei, ormai distesa, non si è neppure protetta quando si è accorta che c’era chi la stava riprendendo con la telecamera. Poi l’imbarco veloce con i familiari: tutti hanno viaggiato in classe turistica.