Monopoli, Giuseppe Dibello spinto dalla scogliera. Ragazzini fermati: "Era scherzo" Monopoli, Giuseppe Dibello spinto dalla scogliera. Ragazzini fermati: "Era scherzo"

Monopoli, Giuseppe Dibello spinto dalla scogliera. Ragazzini fermati: “Era scherzo”

Monopoli, Giuseppe Dibello spinto dalla scogliera. Ragazzini fermati: "Era scherzo"
Monopoli, Giuseppe Dibello spinto dalla scogliera. Ragazzini fermati: “Era scherzo”

BARI – Giuseppe Dibello sarebbe morto per uno stupido scherzo. I ragazzini che hanno spinto l’uomo giù dalla scogliera di Monopoli, vicino Bari, sono stati interrogati dal gip. I due minorenni di 15 e 17 anni hanno negato di voler rapinare i due anziani e hanno definito la loro azione come “uno stupido scherzo“. A spingere i due uomini, il ragazzo di 17 anni, che ha confessato il gesto al giudice del Tribunale dei minori di Bari.

Un supplemento di indagini disposto dal pm minorile Carla Spagnuolo avrebbe, inoltre, accertato che nella tasca della giacca lasciata sulla spiaggia da uno dei due anziani, il sopravvissuto Gesumino Aversa, c’erano 650 euro della pensione appena ritirata che non sono stai toccati. Il gesto di trafugare tra gli scogli visto a distanza da un gruppo di altri ragazzini sarebbe stato quindi collegato al recupero del proprio telefono cellulare da parte del più grande dei fermati.

Agli atti dell’indagine c’è anche una relazione degli educatori dell’istituto Fornelli con i quali il ragazzo di 17 anni ha avuto un colloquio e i cui contenuti sono stati oggi ribaditi dinanzi al giudice. Il ragazzo di 15 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Carbonara, avrebbe confermato quanto già emerso dalle intercettazioni ambientali: di essere stato presente ma di non aver materialmente fatto nulla, negando di aver seguito i due anziani per rapinarli.

I due minorenni hanno dichiarato di essere arrivati in quel tratto di spiaggia per prendere il sole, poi hanno visto i due anziani e hanno pensato di fare uno scherzo. Uno stupido scherzo che si è trasformato in una terribile tragedia, con la morte di Giuseppe Dibello.

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