Monte Bianco: dipendente in odore di Jihad. Licenziato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Gennaio 2016 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA
Monte Bianco: dipendente in odore di Jihad. Licenziato

Monte Bianco: dipendente in odore di Jihad. Licenziato (foto di repertorio Ansa)

AOSTA – L’Atmb, la società che in Francia gestisce l’autostrada e il traforo del Monte Bianco, ha licenziato un dipendente ritenuto “in via di radicalizzazione”: delle perquisizioni, condotte nel quadro dello stato d’emergenza, avrebbero rivelato un rischio d’influenza o collegamenti con centri jihadisti. Le autorità, secondo il sito de Le Dauphiné Liberé, hanno dato l’allarme e l’impresa lo ha allontanato, tenuto conto del “carattere estremamente sensibile del traforo e dei dati a cui aveva accesso”. Il dipendente non è stato sottoposto a misure restrittive.

Scrive Cristian Pellissier su La Stampa:

La storia è raccontata su Le Dauphiné Libéré. A preoccupare, ancor più che il livello di radicalizzazione dell’uomo, sarebbe l’enorme mole di informazioni a cui aveva accesso grazie al suo lavoro. Si tratta di una atto preventivo mentre, a quanto si apprende, il dipendente non è stato sottoposto a nessuna misura restrittiva. L’azienda, contattata si chiude in un «no comment».

L’attenzione al Tunnel del Monte Bianco è massima dalla sera stessa degli attentati di Parigi, il 13 novembre. Nel versante italiano, oltre alla polizia di frontiera, da alcune settimane a presidiare la frontiera c’è anche l’Esercito. I controlli sono sistematici, soprattutto in uscita dall’Italia ed è anche per questo che il 2 gennaio, per il rientro dopo il Capodanno, si sono formate code di tre ore.

Il traforo del Monte Bianco si trova al confine tra Italia e Francia e la questione delle frontiere è diventata di stretta attualità in questi giorni. Infatti alcuni Stati europei stanno pensando di andare oltre il trattato di Schengen, ripristinando i controlli ai confini. Secondo un’ipotesi citata dal Corriere della Sera, anche il premier Matteo Renzi starebbe pensando di aumentare i controlli al confine tra Italia e Slovenia (che è la porta più vicina per gli immigrati che provengono dall’Est Europa o che comunque dall’Europa orientale transitano per arrivare in Italia).