Monterotondo, la moglie di Lorenzo Sciacquatori: “I primi pugni mentre allattavo. Ma non era cattivo”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 24 Maggio 2019 - 10:01| Aggiornato il 26 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “I primi pugni sulla schiena, mentre allattavo, ancora me li ricordo”. E’ il racconto reso agli inquirenti da Antonia Carassi, la mamma di Deborah Sciacquatori, la 19enne di Monterotondo che domenica scorsa ha ucciso il padre violento per difesa. Nei verbali, riportati dal Corriere della Sera, la donna racconta i 20 anni di inferno vissuti accanto a quell’uomo, un ex pugile conosciuto da adolescente e col quale si è sposata giovanissima. “Ma Lorenzo non era cattivo”, continua a sostenere la moglie anche dopo l’irreparabile. Proprio come la folla di amici e parenti che si è raccolta in lacrime in chiesa per i funerali di lui.

Lorenzo Sciacquatori, marito e padre padrone che per 20 anni l’ha picchiata, “aveva un animo buono – insiste Antonia – ma era vittima di alcol e droga”. Lei voleva “salvarlo, pensavo di potercela fare”. Tant’è che l’unica volta che ha trovato il coraggio di denunciarlo, dopo anni di angherie, se ne è pentita. Era il 2014, “quel giorno vennero i servizi sociali a casa. Mi fecero domande, presero tante informazioni su di me, la nostra condizione economica, i voti di mia figlia. Decisero che ero una madre idonea, ma da allora la paura non mi è mai passata. Paura che se fossero venuti di nuovo mi avrebbero tolto Deborah”. 

Temeva di perdere il suo gioiello, la figlia modello che ha cresciuto in solitudine, una ragazza responsabile e rispettosa che le è rimasta accanto: non se ne è andata di casa per sopportare insieme alla mamma e alla nonna non vedente quel fardello. All’epoca Lorenzo Sciacquatori, che aveva già precedenti per rissa, rapina e resistenza, è finito in carcere per qualche mese. Quando è uscito sembrava cambiato, ma è durata pochissimo. Di lì a breve i pestaggi ripresero. “Ci ha sempre considerato come sua proprietà — si legge ancora nei verbali di Antonia — e quando veniva qualcuno a trovarci, suoi amici o parenti, lo faceva notare. ‘Prendimi le sigarette, vai a cucinare, stai zitta’, mi diceva. E bastava niente perché alzasse le mani”.

“Pretendeva anche di avere rapporti, io accettavo per paura delle sue reazioni. Dicevo, meglio a me che a Deborah o Maria”. Nonostante tutto però lei continua a difenderlo. Gli stessi inquirenti la descrivono come disperata ma incapace di rompere, talmente sottomessa da dirsi dispiaciuta ma non sollevata ora che tutto è finito. (Fonte: Corriere della Sera)