Prete lefebvriano dopo la messa brucia il testo del Concilio Vaticano II

Pubblicato il 15 Marzo 2010 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA

Durante una “messa” nello scantinato di casa sua ha preso un testo del Concilio Vaticano II e gli ha dato fuoco. Con questo’ultimo azzardo don Floriano Abrahamowicz, sacerdote lefebvriano che fece scalpore per le dichiarazioni choc sulle camere a gas naziste («So che sono servite a disinfettare, ma non so se vi è stato effettivamente ucciso qualcuno»), torna a far parlare di sè.

Il discusso sacerdote ha dato alle fiamme un testo del Concilio Vaticano II durante una funzione celebrata ieri nello scantinato di casa a Paese, nel trevigiano, luogo che ha deciso di adibire a cappella.

Secondo quanto riportato dal Gazzettino, don Floriano era finito nell’occhio del ciclone per le sue tesi “negazioniste”, che lo portarono a sostenere che le camere a gas nel campo di concentramento di Auschwitz servivano solo “per disinfettare”.

Durante la funzione di ieri don Floriano ha voluto marcare ulteriormente le distanze dalla Chiesa di Roma rinnegando con un gesto simbolico gli esiti del Concilio Vaticano II: «Tutto il Concilio va rifiutato come una torta avvelenata. La Chiesa ha sempre fatto bruciare i libri di eresia, di magia o di divinazione. E io così ritengo il Concilio Vaticano II».

Secondo don Abrahamowicz il Concilio Vaticano II «ha sdoganato la divulgazione e il rispetto delle false religioni, aprendo le porte a grande confusione».

I precedenti. Un anno fa aveva definito una «cloaca» il Concilio Vaticano II. Per questo la Fraternita San Pio X l’aveva espulso. La replica del sacerdote: la modernità vi ha contaminato. Due mesi fa, in occasione della visita di papa Benedetto XVI alla sinagoga di Roma un gruppo di cristiani integralisti aveva promosso una «santa messa di riparazione» nella chiesa di San Pietro a Verona. A celebrare il rito era stato chiamato proprio il discusso sacerdote lefebvriano.

Un altro rosario riparatore era stato recitato da don Floriano nel mese di dicembre per la statuetta de «La madre di Dio» completamente nuda esposta all’interno del monastero degli Stimmatini. Due mesi prima, il sacerdote un tempo vicinissimo alla Lega Nord, aveva celebrato l’anniversario della battaglia di Lepanto in cui la flotta veneziana ebbe la meglio sulle navi turche.