ROMA – “E’ una cosa che capita spesso” entrare al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma e trovare una donna, in coma per trauma cranico, legata alla barella da quattro giorni in attesa di un posto letto. Chi lo dice? Il direttore del Dipartimento di emergenza dello stesso Policlinico Umberto I, Claudio Modini, che aggiunge: “Del resto il problema della mancanza di posti per il ricovero non è una novità. Bisogna risolvere queste situazioni”. Fatto sta che il caso è finito al vaglio della procura di Roma.
Così dicendo comunque il direttore della Dea del Policlinico ammette che non è stato un caso trovare quella donna legata alla barella e lasciata in un corridoio senza un posto letto, succede “spesso”. Non è un caso isolato, magari è sì un caso limite, ma, come dire, “non c’è da stupirsi”, casi simili si potrebbero trovare in qualsiasi giorno e anche in qualsiasi grande ospedale.
Lo stesso messaggio arriva dalla governatrice del Lazio, Renato Polverini che addirittura arriva a dire che la donna è stata “gestita correttamente”: ”Dalle prime notizie che abbiamo raccolto sembra emergere che la paziente sia stata gestita correttamente essendo stata sottoposta a due Tac, una ecografia, tre trasfusioni e assistita nel corso della permanenza al pronto soccorso da un pool polispecialistico di 11 medici”.
Tanto erano “corrette” le procedure che il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha disposto l’invio d’urgenza di una visita ispettiva presso il Policlinico Umberto I di Roma. Gli ispettori sono già arrivati al Policlinico e stanno raccogliendo tutti gli elementi relativi alla vicenda denunciata dai senatori Domenico Gramazio e Ignazio Marino.
Il caso di cui si parla oggi è quello di una donna trovata in coma dopo un trauma cranico, legata alla barella con delle lenzuola e senza nutrizione da quattro giorni, in attesa di essere ricoverata “da un minuto all’altro”. A trovarla, al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, sono stati i senatori Ignazio Marino (Pd) e Domenico Gramazio (Pdl) che stavano effettuando una verifica-lampo nelle corsie del pronto soccorso, in qualità di senatori eletti nel Lazio. La signora, hanno riferito i due, “aveva solo la flebo con l’acqua fisiologica” e “i sanitari ci hanno spiegato che erano in attesa, da un minuto all’altro, di poterla trasferire in un altro reparto per darle assistenza”. Nel frattempo, per 4 giorni, la signora è rimasta in barella nella cosiddetta “piazzetta”, area del pronto soccorso dove vengono lasciati i pazienti in mancanza di posti letto per i ricoveri. La signora, ha aggiunto Marino, “era stata legata con delle lenzuola a mani e piedi alla barella” per evitare cadute, visto che il letto è senza sponde.
Esplode la polemica e il letto viene magicamente trovato. Alle 18.30 arriva la notizia: la signora è stata spostata nel reparto di neurologia. E dall’ospedale fanno sapere: “I parenti della donna legata su una barella nella ”piazzetta” del pronto soccorso del Policlinico Umberto I erano a conoscenza della situazione. Avevamo avvertito i parenti che l’unico modo per evitare che si facesse male era legarla”.
”Cosa dovevamo fare con una malata di Alzheimer che aveva anche un’emorragia celebrale? – dice uno degli operatori del Pronto Soccorso – E’ prassi contenere il paziente per evitare che possa auto lesionarsi o cadere dalla barella”.
Il caso è limite ma, come dice lo stesso Modini è “all’ordine del giorno”. Scene del genere si possono vedere, facendosi un giro per qualsiasi Pronto soccorso di un grande ospedale, quasi ogni giorno. I reparti di emergenza degli ospedali, di tutti gli ospedali soprattutto delle grandi città, sono spesso stracolmi di gente che chiede assistenza. I posti letto di rianimazione o medicina d’urgenza sono limitati e, anche senza tagli, non potranno mai bastare a raccogliere contemporaneamente tutti quelli che si presentano al Pronto soccorso di un grande ospedale, com’è appunto il Policlinico. “Succede spesso”, parole del direttore, quindi, che in molti siano costretti ad aspettare. I casi da codice verde in primis e a volte anche casi più gravi, se ci sono persone con situazioni ancora più complicate da assistere. Non dovrebbe essere la norma, quindi, ma lo è, e non solo al Policlinico.
Il direttore Modini lo dice chiaramente: ”Noi non possiamo respingere i malati. Noi li curiamo tutti, ma se poi non si possono ricoverare è perché non ci sono posti letto. Ma questa è una condizione nota a tutti, alla direzione generale, alla direzione sanitaria. Il mio personale, il cui lavoro difenderò sempre, oltre a occuparsi delle emergenze si deve prendere cura anche di chi è in attesa. Questo crea una grave carenza di personale, che è nota a tutti, e da tempo”.