Regione Abruzzo, presidente Luciano D’Alfonso indagato per corruzione

L’AQUILA – Luciano D’Alfonso, presidente della Regione Abruzzo, è indagato per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Il governatore si è dichiarato “totalmente estraneo” e chiede una “rapidissima definizione” della vicenda.

Secondo quanto si è appreso, il governatore è coinvolto insieme a un’altra quindicina di persone tra funzionari e imprenditori in una inchiesta aperta alla Procura de L’Aquila. In corso perquisizioni anche domiciliari in diverse città d’Abruzzo, dopo quella negli uffici regionali di palazzo Silone. Oltre che dai Carabinieri, l’indagine è portata avanti anche dalla Polizia di Stato.

Già sindaco di Pescara e segretario regionale del Pd, nel 2008 D’Alfonso fu sottoposto agli arresti domiciliari – poi revocati dopo pochi giorni – per concussione nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dei cimiteri, affidata a privati. Fu assolto nel 2013 con formula piena per non aver commesso il fatto. Candidatosi alla presidenza della Regione Abruzzo per il centrosinistra come vincitore delle primarie di coalizione, il 26 maggio 2014 venne eletto con il 46,3% dei voti contro il 29,26% dell’avversario del centrodestra Giovanni Chiodi.

Nella mattina del 16 febbraio, D’Alfonso ha scritto in una nota su Facebook:

“Questa mattina ho appreso che è in corso una verifica del mio operato da parte della procura della Repubblica di L’Aquila per tre distinte vicende. Ritengo che la mia posizione sia assolutamente estranea a qualsivoglia fattispecie di reato e auspico un espletamento rapidissimo di ogni indagine. Ho fiducia nell’operato della magistratura così come ne avevo in passato quando è stata sempre accertata la liceità delle mie condotte amministrative”.

 

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