Ricatto a Berlusconi, Palma: “Verifiche sulle audizioni degli avvocati”

ROMA, 13 SET – Il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma disporrà ulteriori accertamenti a seguito dell’interrogazione presentata oggi dai parlamentari del Pdl Enrico Costa e Manlio Contento con la quale è stato chiesto l’invio degli ispettori a Napoli. In particolare il Guardasigilli chiederà per iscritto alla procura generale di Napoli notizie sull’audizione dei difensori di Gianpaolo Tarantini.

Se, come denunciato dai parlamentari del Pdl Manlio Contento ed Enrico Costa, gli avvocati Nicola Quaranta e Giorgio Perroni fossero stati ‘sollevati’ dal segreto professionale con un decreto del pm e non del giudice, non è esclusa  una violazione dell’articolo 200 del codice di procedura penale. Un errore, questo, che potrebbe essere ritenuto ”non di poco conto” dal ministro Palma. Ma per decidere se attivare o meno gli ispettori il Guardasigilli attenderà le risposte scritte della procura generale di Napoli.

I tempi non si prefigurano brevi. Solo oggi sarebbe partita da via Arenula la prima lettera di richiesta di chiarimento sulla scorta dell’interpellanza urgente presentata nei giorni scorsi dagli stessi due parlamentari del Pdl che già avevano sollecitato l’invio degli ispettori ministeriali per la fuga di notizie sull’inchiesta che vede indagati Gianpaolo Tarantini, sua moglie Nicla Devenuto, e Valter Lavitola per presunta estorsione ai danni del premier Berlusconi.

Questa seconda seconda sollecitazione da parte del ministro arriverà a breve. E dovrebbe appunto incentrarsi più che altro sulle modalità con cui i legali di Tarantini sono stati sentiti dai pm come persone informate dei fatti.

Di secondaria importanza potrebbero invece rivelarsi i chiarimenti sulle esternazioni del procuratore Giovandomenico Lepore, anch’esse stigmatizzate dai parlamentari del Pdl. Le dichiarazioni di un magistrato ritenute non equilibrate avrebbero rappresentato una specifica ipotesi di illecito disciplinare se l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, nel 2007, non avesse ‘ammorbidito’ la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dal suo predecessore, il leghista Roberto Castelli.

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