Caso Marrazzo, chiuse le indagini: i pm accusano il carabiniere Testini dell’omicidio di Cafasso

Pubblicato il 1 Marzo 2011 - 21:30 OLTRE 6 MESI FA

Via Gradoli, l'abitazione del trans coinvolto nello scandalo Marrazzo

ROMA – La procura di Roma ha chiuso le indagini sulla rete di rapine, ricatti e spaccio di droga ai danni di alcuni trans e loro clienti. Sotto indagine sono quattro carabinieri “infedeli”, tre pusher e la trans Natalì. I pubblici ministeri hanno inoltre accusato il maresciallo Nicola Testini di aver causato, con premeditazione, la morte del pusher Gianguerino Cafasso fornendogli una miscela di droga letale, il 12 settembre 2009.

L’indagine è nata dopo lo scandalo che ha coinvolto l’ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo. In quell’occasione i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento della trans Natalì, girando un filmato dell’incontro con il politico in cui compariva anche della cocaina. Lo scopo sarebbe stato quello di estorcere denaro: secondo la ricostruzione degli inquirenti il maresciallo Testini e i carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente, portarono via 5mila euro, e si fecero consegnare 3 assegni per un totale di 20mila euro da parte del governatore.

Lo schema seguito nel caso Marrazzo non era isolato, scrivono gli inquirenti nei capi di accusa. In sostanza i carabinieri avevano un accordo col pusher Gianguerino Cafasso, che raccontava ai militari chi consumava droga nel giro dei trans della capitale, soprattutto nei quartieri Cassia e Trionfale. I carabinieri intervenivano, quindi, con perquisizioni non autorizzate per ricattare i trans e i loro clienti, portando via anche oggetti di valore: soldi, gioielli, computer, cellulari, in alcuni casi anche profumi. In cambio il pusher poteva continuare indisturbato i sui traffici. In un caso hanno anche nascosto della cocaina dietro la targa di un’auto per poterne ricattare il possessore.

Finché, per un motivo ancora non chiaro, il meccanismo si è inceppato. L’accusa più grave è per il maresciallo Testini. Con l’obiettivo, scrivono i magistrati, “di procurare a sé medesimo e ai suoi complici Simeone e Tagliente l’impunità” “cagionava la morte di Cafasso” con una miscela di cocaina e eroina, con l’aggravante della premeditazione. Tra gli altri imputati anche la trans Natalì, al secolo Alexander José Vidal Silva, accusata di aver acquistato e detenuto della cocaina. Ora toccherà al giudice per le indagini preliminari stabilire se rinviare gli indagati a processo o decidere per il proscioglimento.

[gmap]