I Pm: “Sabrina strozzò Sarah con una cintura. Depistaggio da 4 avvocati”

Pubblicato il 3 Ottobre 2011 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA

E’ solo dopo la morte di Sarah che entra in scena Michele Misseri, il “mostro” della prima ora, autore almeno sei diverse ricostruzioni del delitto.  Per gli investigatori sono zio Michele, suo fratello Carmine e suo nipote Cosimo Cosma a far sparire il cadavere. Michele lo carica sulla sua Seat Marbella e lo getta in un pozzo in campagna, in località Mosca. I tre completano il quadro coprendo il tutto con un macigno.

Il compito di Misseri non finisce qui. Sempre secondo l’ordinanza è il contadino di Avetrana a prendere vestiti ed effetti personali di Sarah e a fare un falò in aperta campagna per far sparire possibili tracce. “Cagionando – scrivono i pm con una punta di eccesso di zelo che lascia interdetti – un pericolo di incendio”.

Del cellulare di Sarah si occupano invece Sabrina e Cosima almeno fin quando Michele Misseri lo ritrova . Nell’ordinanza di rinvio a giudizio quello del cellulare di Sarah appare uno degli aspetti più complessi. Già da marzo, infatti, gli investigatori appaiono convinti che il ritrovamento sia stato voluto da qualcuno. Per l’accusa, evidentemente, si tratta di uno dei tentativi di depistaggio da parte di Sabrina e Cosima.

Sempre per sviare le indagini, è la tesi dei pm, Sabrina in un primo momento punta il dito contro Maria Eucaterina Pantir, la badante rumena che lavorava in casa Misseri. Sabrina racconta di comportamenti strani, spiega agli inquirenti che mentre prima la badante era sempre al telefono dopo il delitto ha ridotto al minimo le conversazioni. La Pantir, però, è estranea a tutta la storia è si è costituita parte civile chiedendo ai Misseri il risarcimento per la diffamazione subita. 

Il poker di avvocati. Di presunti depistaggi, almeno per l’accusa, è però piena tutta la vicenda Scazzi. Non a caso, tra i tredici di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, quattro sono avvocati che, per periodi diversi di tempo, sono stati difensori dei Misseri o sono stati sul punto di diventarlo.  Delicata, in particolare,  la posizione di Vito Russo, a lungo difensore di Sabrina Misseri.  L’avvocato, secondo l’ordinanza dei pm, non esita a utilizzare mezzi non leciti per migliorare la posizione della sua assistita: dalle nomine ad hoc alle minacce passando per la distruzione dei documenti.