Sondaggio. “Roma città insicura” per commercianti. Sei d’accordo? VOTA

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2014 - 13:03 OLTRE 6 MESI FA
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Un negozio derubato

ROMA – Furti, usura, violenze: la metà dei negozianti romani ha paura. Confcommercio: “Nel mirino soprattutto alberghi, bar, tabacchi e imprese alimentari”. Il 4% dei negozianti ammette: “Siamo in mano agli strozzini”.

Il dato più rilevante è che negli ultimi due anni, per il 52,7% delle imprese romane i livelli di sicurezza sono peggiorati registrando un aumento dei furti, delle rapine, dell’usura e delle estorsioni. Nel mirino, soprattutto i pubblici esercizi come bar, ristoranti, locali, alberghi e tabaccai.

Il rapporto è stato presentato dal presidente di Confcommercio Roma e Lazio, Rosario Cerra, insieme al viceprefetto di Roma, Ferdinando Santoriello e del presidente di Format research Pierluigi Ascani. Le ragioni del disagio percepito da gran parte delle aziende romane è stato spiegato dal vice prefetto con l’incremento della popolazione negli ultimi anni di 330.000 unità solo a Roma, a fronte del quale persiste la sostanziale stagnazione dei livelli occupazionali.

A questo si aggiungono i dati sulla percezione e le vittime di usura ed estorsione. Come riporta Camilla Mozzetti sul Messaggero,

il 4% delle imprese intervistate ha dichiarato esplicitamente di aver fatto ricorso agli usurai con tassi di rientro il più delle volte eccedenti il 40% della cifra prestata. Il 9% delle attività imprenditoriali, concentrate non solo nel Centro di Roma ma anche nei quartieri periferici, ha ricevuto personalmente minacce fisiche o intimidazioni compiute per il 50% attraverso il danneggiamento dei locali, per il 46,3% con pressioni psicologiche e per il 7,4% attraverso violenza fisica. Molti di loro hanno dovuto acquistare, di tasca propria, con un’incidenza che supera il 10% sui fatturati annui, dispositivi di sorveglianza, quali telecamere o vetrine corazzate.

A questo, il viceprefetto di Roma, Ferdinando Santoriello, ha risposto argomentando diversi fenomeni che nel tempo hanno pesato sui compiti delle forze dell’ordine. «A Roma dal 2007 al 2013, è aumentata la popolazione residente di 330mila unità ma a questo non si è accompagnato un aumento dell’occupazione, ferma invece a un milione 679mila lavoratori. Le forze in servizio sono rimaste le stesse».

Gioco forza, gli episodi criminali sono aumentati del 2,9% rispetto alla media nazionale. E il problema dell’assenza di un controllo capillare del territorio deriva da una riduzione dei finanziamenti. Le casse del Viminale sono a secco e si è chiesto perfino l’intervento del dicastero dell’Economia perché gli agenti in servizio «pur cercando di svolgere al meglio il proprio lavoro, non bastano in quanto impegnati, ad esempio, quasi quotidianamente nelle manifestazioni che ci sono in città». Per il 27% degli imprenditori manca il poliziotto di quartiere. Un’assenza che si fa sentire soprattutto in periferia, dove il rapporto tra agenti e abitanti è di 1 a 2.500. Su questo la Prefettura sta lavorando a un progetto condiviso con ministero dell’Interno e Comune per incrementare i presìdi territoriali nelle periferie attraverso un progetto a medio-lungo termine che porterà alla riconversione, già nel 2015, di 5 stabili.

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