Stato-mafia, boss Graviano intercettato: “Berlusconi mi chiese questa cortesia”

di redazione Blitz
Pubblicato il 9 Giugno 2017 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA
Stato-mafia, boss Graviano intercettato: "Berlusconi mi chiese questa cortesia"

Stato-mafia, boss Graviano intercettato: “Berlusconi mi chiese questa cortesia”

PALERMO – “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia… per questo c’è stata l’urgenza di… Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni in Sicilia…” A parlare è Giuseppe Graviano, il boss delle stragi, intercettato con Umberto Adinolfi, un altro detenuto con cui trascorreva l’ora d’aria nel carcere di Ascoli Piceno. Il capomafia, condannato a diversi ergastoli, è stato intercettato per quasi un anno, tra la primavera 2016 e quella del 2017. Quelle registrazioni sono ora depositate agli atti del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia.

Secondo la procura di Palermo, Graviano sembra addirittura voler attribuire a Silvio Berlusconi il ruolo di mandante delle stragi del 1992-1993. Accuse gravissime che però il super boss non ha voluto commentare quando gli sono state contestate nel corso di un interrogatorio che si è svolto il 28 marzo scorso.

“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere – ha risposto ai pm che gli chiedevano conto della gran mole di intercettazioni – a causa delle mie condizioni di salute che oggi non mi consentono di potere sostenere un interrogatorio cosi’ importante ed anche a causa del mio stato psicologico derivante dalle condizioni carcerarie che mi trovo costretto a vivere. Ma quando sarò in condizioni sarò io stesso a cercarvi e a chiarire alcuni cose che mi avete detto”.

Sono 32 le conversazioni con Umberto Adinolfi registrate dalle microspie, ritenute rilevanti dalla procura che le ha depositate agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. Sempre parlando dei suoi presunti rapporti con Berlusconi, Graviano afferma, alludendo all’intenzione dell’imprenditore di entrare in politica già nel ’92:

“Lui voleva scendere però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”.

Frase che i pm interpretano come la necessità di un gesto forte in grado di sovvertire l’ordine del Paese.

“Tu lo sai che mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta … alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato fino adesso … e tu mi stai facendo morire in galera senza che io abbia fatto niente”, dice ancora il boss intercettato in carcere. “Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi arrestano e tu cominci a pugnalarmi”, aggiunge sfogandosi con un altro detenuto.

In altri stralci Graviano sembra parlare apertamente contro l’ex Cavaliere:

“Berlusconi quando ha iniziato negli anni ’70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel ’94 si è ubriacato e ha detto ‘Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato’. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore”.

Le parole di Graviano dimostrerebbero, secondo i pm, che tra le condizioni messe da cosa nostra alle istituzioni per fare cessare le stragi c’era un allentamento del carcere duro. Graviano ricorda il suo periodo al 41 bis a Pianosa e allude alla decisione presa nel novembre ’93 di revocare il carcere duro per 450 mafiosi:

“Poi nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia. Allora il governo ha deciso di allentare il 41 bis, poi è la situazione che hanno levato pure i 450”.

“Pure che stavi morendo dovevi uscire e c’era un cordone, tu dovevi passare nel mezzo e correre. Loro buttavano acqua e sapone”.

“Andavano alleggerendo del tutto il 41 bis …se non succedeva più niente, non ti toccavano, nel ’93 le cose migliorarono tutto di un colpo”, aggiunge.

Poi, riferendosi alla reazione dell’allora premier Ciampi, dopo le bombe di Milano nel luglio del ’93, Graviano afferma:

“Quella notte si sono spaventati, temevano il colpo di Stato e lui se n’è andato subito a palazzo Chigi assieme ai suoi vertici (lui è l’allora premier Ciampi, ndr). Loro non volevano nemmeno resistere, avevano deciso già di non resistere al colpo di Stato”.