ROMA – A causare le lesioni che hanno portato alla morte Stefano Cucchi sarebbero stati i carabinieri che lo hanno arrestato: è questa, quella del pestaggio, l’ipotesi sulla quale stanno lavorando i pm di Roma, che indagano sulla morte del geometra romano, morto all’ospedale Sandro Pertini dopo sette giorni di carcere successivi all’arresto per possesso di pochi grammi di hashish e tre dosi di cocaina. Era l’ottobre 2009 e Cucchi aveva 31 anni.
Quattro i nuovi indagati, tutti carabinieri: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco e Vincenzo Nicolardi. Per i primi tre si ipotizza il reato di lesioni aggravate: si tratta dei militari che parteciparono alla perquisizione in casa Cucchi ed al trasferimento di questi nella caserma Appia. Nicolardi è accusato di falsa testimonianza. Stessa ipotesi di reati per la quale è iscritto da tempo l’allora vice comandante della stazione di Tor Sapienza, Roberto Mandolini.
Per la morte di Cucchi finora non è stato giudicato colpevole nessuno. Sono finiti a processo in dodici: un primario, cinque medici e sei fra e guardie penitenziari. L’ultima sentenza è quella d’appello del 31 ottobre 2014, in cui tutti gli imputati sono stati assolti.
In primo grado, il 5 giugno 2013, quattro medici erano stati condannati a un anno e quattro mesi, il primario a due anni di reclusione (con pena sospesa) tutti per omicidio colposo; un medico aveva preso 8 mesi per falso ideologico. Assolti gli infermieri e le guardie penitenziarie. I giudici di primo grado avevano derubricato in omicidio colposo il reato di abbandono di incapace.